Ospiti e accompagnatori

Priscilla & Fato

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    fato

    MAXINE

    L'appuntamento per Priscilla Blackwood è stato designato per la sera, precisamente alle ore 9 sui gradini della Casa dei Fondatori.
    Ad attenderla ci sono una dozzina di guardie della Casa, armate di lance e posizionate ai due lati della scalinata d'ingresso. Eppure sembrano non fare caso a lei, che al suo arrivo potrà tranquillamente superare le due file di uomini e donne che nella sua precedente visita non vi erano. Qualcosa deve essere cambiato e potrebbe essere colpa degli ultimi tumulti di una città confusa ed impaurita: la gente scompare ed ancora nulla è stato fatto per evitarlo.

    Sulla cima dei gradini c'è un uomo sulla quarantina, vestito di tutto punto per sembrare una persona di spicco per la moda della Città. Stoffe pregiate, vestiario scuro, in generale una moda d'altri tempi che però si combina bene con il passo a cui vive l'intero mondo magico. Ha capelli scuri ed immutati, un volto particolarmente pallido e le mani giunte dietro alla schiena. La Fatata non può vederlo, ma i lineamenti sono piegati in una mite espressione che non lascia trasparire severità o accomodanza. Una neutralità che si combina perfettamente alla voce tiepida e nitida che l'accoglierà quasi immediatamente. < La signorina Blackwood? Sono qui per per accompagnarla. La pregherei di darmi il tempo di ricordarle alcune semplici regole durante la strada. > Un braccio si porge come appoggio alla donna, in attesa che lei decida se accontentarlo o ribellarsi ai formalismi. < Sono Maxine, un Consigliere della Casa. > Un Vampiro, con la sua aura gelida ed una pelle troppo pallida per passare inosservata anche alla luce delle lanterne accese su diversi punti delle mura. Ha lo stesso colorito di Mina Mercier, la stratega con cui ha avuto modo di parlare la volta precedente.
     
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    Hic iacet Arthurus, Rex quondam Rex futurus.

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    Priscilla Blackwood

    Disegnatrice / 65 Y.O. / Art

    fatato
    Era una giornata importante quella, sembrava tipo quando Priscilla doveva affrontare gli esami scolastici. Odiava gli esami, roba così sterile e giudicante che ti faceva venire il voltastomaco: come potevi dare il meglio di te sapendo che quella valutazione così inanimata poteva determinate il tuo futuro?
    Era uno dei motivi per cui Priscilla non aveva continuato gli studi, aveva raggiunto il necessario per essere sufficientemente acculturata, poi si era gettata a capofitto solo e unicamente nello studio del disegno da autodidatta e seguendo giusto qualche corso, e non aveva proprio bisogno di essere valutata da nessuno.
    Ovviamente la situazione era diversa quando si trattava dei suoi lavori ai quali potevi dare solo un valore e un giudizio soggettivo, pregno di affetti e sentimenti, per fortuna l'arte funzionava così.
    Però dover fare arte con i potenti e misteriosi Fondatori metteva comunque una certa agitazione, Priscilla si svegliò più volte durante la nottata, si rigirava nel letto e sembrava quasi non volersi addormentare per paura di dover affrontare il giorno successivo. Purtroppo le fate avevano lo stesso bisogno di dormire degli altri, quindi c'era ben poco che potesse fare.
    L'alba arrivò, e invece del classico e romantico raggio di sole, fu il suono della sveglia a distruggere il riposo della fata, ogni volta che lei sentiva quel *BIPBIPBIPBIP* il cuore saltava, faceva un tuffo nell'ignoto mentre il corpo si metteva a sedere sul letto, i capelli erano tutti sfatti e il volto supplicava a qualche entità superiore di ucciderla lì seduta stante.
    Priscilla rimase a fissare il volto per una grande quantità di tempo, la mente era inspiegabilmente vuota e la tentazione di buttarsi all'indietro sul letto era fortissima, ma i muscoli erano fermi e rigidi come una statua. A proposito di statue, magari avrebbe potuto provare a fare il mimo o la statua vivente come artista di strada, sui trampoli no visto che sembravano pericolosi.
    Nemmeno il mangiafuoco le piaceva in realtà, oltretutto non avevano niente di particolare visto che i fatati del fuoco facevano quello che facevano loro ma meglio.
    Ok, il cervello di Priscilla sembrava essersi avviato correttamente, ora aveva le energie necessarie per scendere dal letto e andare a fare colazione, ma appena la fata poggiò uno dei suoi piedini nudi sul parquet della sua camera, una fitta alla tempia la bloccò sul posto.
    Il dolore non le era ancora passato, nè quello fisico nè quello emotivo: quello che era successo era assurdo, pensava che una cosa simile non le sarebbe mai capitata e invece PUFF, un fulmine a ciel sereno.
    Perché la voleva? Cosa aveva fatto di male?
    Priscilla si massaggiò delicatamente la tempia, il piccolo taglio e l'escoriazione erano ancora presenti, la fata aveva deciso di non usare i suoi poteri per così poco, non voleva che le piante "soffrissero" per colpa di una persona cattiva. Poi era anche colpa di sua, doveva fare più attenzione, non fidarsi subito e non rimanere sola con lei.
    Si, una parte era colpa sua, funzionava così in quel mondo.
    Una volta che il dolore si fosse attenuato un poco, Priscilla si alzò con lentezza dal letto per dirigersi al bagno, aveva la necessità di buttarsi la solita acqua gelata in faccia, voleva essere accarezzata e coccolata soprattutto sulla ferita. Magari fosse stata in grado di cancellare e attenuare i ricordi di quell'episodio.
    Ma il passato era passato, non che non fosse importante ma Priscilla aveva la necessità di guardare l'immediato futuro, normalmente sarebbe stata in un angolino a piangere per un bel po' di tempo ma quel giorno doveva incontrare il cliente più prestigioso che aveva mai avuto in vita sua.
    O i clienti, non aveva capito se agivano sempre all'unisono o se invece facevano cose diverse, e poi... sentiva effettivamente il bisogno di parlare con loro dell'accaduto, erano i capi assoluti della comunità magica per bene, dovevano sapere che c'era una pazza scatenata che cercava le razze magiche e che riusciva a percepirle come tali.
    L'appuntamento era alle nove di sera, quindi la fata aveva tutto il tempo che voleva per prepararsi, per prima cosa bisognava fare colazione: si preparò in breve dei bellissimi waffle strapieni di nutella e panna, del tipo che gettava il cucchiaio in profondità nel barattolo e quello che raccoglieva lo gettava direttamente sul dolce.
    Però lo stomaco fece un rumore strano, come se si stesse stringendo, sembrava una persona legata ad una sedia con il pancione enorme che ti supplicava di non dargli da mangiare altro cibo.
    Priscilla si accarezzò la pancia, quel tremolio costante dello stomaco era decisamente fastidioso a lungo andare, guardò sognante quel waffle che aveva preparato. Avrebbe potuto fare la ingorda e fregarsene, ma se poi si fosse sentita male?
    Spostò via il piatto dalla sua vista, sua madre l'avrebbe mangiata al posto suo, e si alzò da tavola per dirigersi di nuovo in camera. La fata non sapeva effettivamente che fare fino alle nove di sera e così... si gettò nuovamente sul getto, la faccia sprofondò sul lenzuolo e sul morbido materasso.
    Sentiva la tempia pulsare, era come avere il cuore dritto dritto nel cervello e non la lasciava andare per un secondo, eppure Priscilla avrebbe voluto viaggiare davvero lontano da quel posto. Era bello, gli alberi erano curati e si viveva bene con tante comodità, però le persone...
    Non esistevano, e quelle che esistevano non facevano altro che farle male. Sarebbe stato tutto così facile se potesse volare via chissà dove o vivere da eremita in una bella foresta, piena di fiori e farfalle, con l'acqua che scorre e il vento che scuote le fronde. Fu immaginarsi quel bel posto che la fata si riaddormentò di nuovo.
    Il risveglio fu quasi simile al primo, solo che si trovava in una posizione diversa, la suoneria della sveglia era più odiosa, il tempo di accorgersi che aveva dormito almeno una decina di ore filate e il panico fu subito di casa. Spalancando gli occhi, Priscilla si gettò giù dal letto e corse all'armadio alla ricerca dei primi vestiti che trovava: una camicia bianca e un pantalone scuro, prese anche un paio di stivaletti neri ed iniziò subito a vestirsi in fretta e furia. Sembrava tutto in ordine per una volta, non fosse che Priscilla non si rese conto di aver saltato un bottone mentre chiudeva la camicia. Si rese quantomeno presentabile per i capelli per poi correre dalla madre con dei trucchi: non li usava mai visto che non poteva guardarsi, ma questa volta avrebbe voluto avere una figura accettabile visto l'incontro che avrebbe avuto da lì a poco.
    Dopo che fu preparata con un trucco davvero semplice e leggero, Priscilla lasciò in fretta e furia casa sua per raggiungere la Città di Mezzo, però fece attenzione ad usare strade poco conosciute e si accertò più volte che non fosse seguita da quella tizia psicopatica.
    Josie era pericolosa, e non solo per lei visto che sembrava fin troppo interessata alla sua natura magica.
    Quando arrivò di fronte alla Casa dei Fondatori la fata fu sorpresa di vedere le guardie armate di lancia. Priscilla rallentò il passo nell'osservarle lì, ferme immobili per proteggere, neanche la Città di Mezzo era un luogo sicuro.
    «Salve.» comunque la fata li salutò con la mano e con un sorriso prima di continuare a salire le scale per raggiungere un uomo che la stava evidentemente aspettando, era vestito di scuro e aveva la stessa aura della Stratega Mina che aveva incontrato tempo fa.
    Ai Fondatori i vampiri dovevano stare davvero simpatici.
    «Sì, sono io.» Priscilla annuì quando Maxine le chiese il nome, il cuore continuava a batterle a mille, guardò il braccio che l'uomo le stava porgendo e inizialmente non capì cosa volesse, ci arrivò qualche istante dopo «Oh... si fa così?» la fata afferrò nervosamente l'arto del vampiro circondandolo col proprio, però si trovava scomoda e probabilmente aveva circondato troppo il braccio di Maxine.
    «Piacere Maxine! Come stai?» parlava velocemente, quando era nervosa tendeva sempre a far uscire fiumi di parole senza che nessuno le dicesse niente. Oltretutto conversava con Maxine come se lo conoscesse da tempo, ma semplicemente credeva che facesse bene chiedere le persone come stavano, far sapere che c'era sempre qualcuno a cui importava. E per smorzare la tensione «Prometto che non combinerò guai! L'ho anche promesso a Mina Mercier, la stratega. La conosci, vero? Lavorate insieme? Dovete essere davvero abili per lavorare per i Fondatori!» tirò fuori tutto d'un fiato, la capacità di saltare da un argomento ad un altro stupivano la stessa Priscilla, incredibile come riusciva a superarsi ogni volta nelle cose stupide e dannose.
     
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    MAXINE

    Le guardie non rispondo al saluto di Priscilla, come c'era da aspettarsi. Rimangono voltate nella direzione loro designata, armate ed immobili a svolgere il loro dovere al calare delle tenebre. La Notte non è il pericolo più grande, però, e sicuramente altre guardie hanno fatto il loro turno mattutino. Nel Mondo Magico non c'è timore per le Ombre, che guidano al pari della Luce, ma non si è liberi da minacce esattamente come in quello umano. In altri casi, altrimenti, a che servirebbe la Milizia?
    Maxine è un uomo che dalla sua ha raggiunto una certa pacatezza ed un carisma considerevole, dopo una lunga carriera come Consigliere. Riesce ad imporsi come eguale a Priscilla al solo scopo di farla sentire a suo agio, nonostante lì dentro lei non sia nessuno ed il Vampiro, invece, sia talmente abituato a stare al cospetto dei due Fondatori da sorridere per l'emozione palpabile della Fatata. Le due aure si incrociano dissimili ma non opposte, l'una elementale e l'altra legata al gelo della morte. Però Maxine non commenta, preferendo accogliere il braccio di Priscilla con alcun commento sulle loro differenze. Come se non vi facesse affatto caso.
    Non mostra neanche segni di disagio o fame, a starle così vicino, al punto che si potrebbe dimenticare - quasi - che nelle sue gengive ci siano lame affilate pronte a ferirla, se solo volesse. Però la mano dell'artista può sentire che sotto le vesti eleganti del Consigliere, c'è una forza muscolare notevole. Molto più prestante di quella di Mina Mercier. < Sono giorni difficili, questi, ma ne abbiamo affrontati di peggiori. > Un modo per dirle - sbrigativamente - che sta bene e che se pure non lo fosse, non sono proprio cose che la riguardano. Gentile, ma risoluto nel tagliare corto su conversazioni personali e futili, per quel che lo riguarda. < Certo, Mina è mia figlia. Lavoriamo assieme da molti anni e mi permetta di dirle che bravi lo si diventa, con il tempo. Ma una certa attitudine è necessaria e lo saprà anche lei. > Un sorriso si accompagna a quelle parole, poi le fa cenno di stare al passo ed inizia a camminare. Non vuole certo trascinarla a braccetto, perciò spera che lei e la sua camicetta storta abbiano intenzione di non rimanere inchiodate sulle scale. < La prima regola che mi sento di doverle fare presente, Priscilla, è di non fare nulla che non le sia richiesto. Avvicinarsi, in primis, e soprattutto parlare. > Lo sguardo azzurro dell'uomo ricade in basso, ad osservare il profilo della fata mentre si addentrano nella Casa e nella sala principale, quella dei Troni: un lungo corridoio che dà accesso alle altre stanze e piani, ma che sul fondo ha due regali Troni apparentemente ancora vuoti. Vanno in quella direzione, facendo risuonare i passi nello spazio vuoto ed illuminato da lanterne e torce da parete, oltre ad un prezioso candelabro arricchito di numerose pietre preziose ed intarsi dorati. < Seconda cosa...e non meno importante: questo è un incontro privato e ciò che verrà chiesto e deciso in questa circostanza, sarà a conoscenza esclusiva dei presenti. > Una richiesta che aspetta già un cenno di assenso, mentre avanzano, o altrimenti sarà costretto a fermarsi. < E terzo...mh, lasci stare. Meglio non farli aspettare. >
     
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    Priscilla Blackwood

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    fatato
    Ovviamente le guardie non risposero al saluto, ma in qualche modo Priscilla sentiva di aver fatto loro una piccolissima e impercettibile gentilezza, perché molta gente non faceva altro che considerare, incosapevolemente, i rappresentanti o i membri di determinate istituzioni come se non fossero delle persone con dei sentimenti, bisogni, desideri e paure.
    Anche Maxine, l'elegante vampiro che aveva appena colto Priscilla, aveva questi aspetti, solo che era bravo a non far trasparire niente più del necessario, e la risposta neutra che diede alla fata la lasciarano... confusa.
    Quindi, in quel preciso momento, stava bene o stava male? Risposte del genere la mandavano in panico perché non sapeva come rispondere se non con un sorriso strano, non forzato, ma decisamente poco convinto. Fortunatamente il mettersi allo stesso passo di Maxine portarono Priscilla a non perdersi nei suoi mille e strambi ragionamenti, che tuttavia esplosero quando le fu rivelato che Mina era figlia di Maxine.
    Gli occhi della fata si spalancarono mentre si ritrovò a fissare, fallendo, il volto del vampiro, e l'unica cosa che poteva dire era che i capelli si somigliavano! Forte!
    «È sua figlia?! Che bello! L'ha cresciuta molto bene, signor Maxine. Sono sicura che Mina abbia ereditato le doti migliori da lei e dalla signora Mercier!» ma certo, la mamma di Mina! Chissà com'era, forse la copia sputata della figlia? No, era la figlia la copia sputata della mamma.
    Aspetta un momento, ma i vampiri potevano avere figli? Tecnicamente erano morti, no? Quindi come funz...
    Fortunatamente, quando il consigliere nominò la parola "Regole" la mente di Priscilla si teletrasportò nel suo corpo per ascoltare la massima attenzione come doveva comportarsi mentre il cuore continuava a battere forte.
    Oh no, le avessero detto che doveva stare calmissima come Mina avrebbe avuto decisamente qualche problema! Sulla sua liscia fronte spuntò una piccola goccia di sudore.
    E Maxine proclamò la prima regola: non fare nulla che non le veniva richiesto come avvicinarsi o parlare. Niente di troppo diffici«Oh.»
    Si poteva vedere il suo cuoricino spezzarsi, aveva una voglia così matta di chiedere e fare cose con quelle persone così importanti e leggendarie e... non poteva. Priscilla mise il broncio per un istante: era stata Mina a dire il padre che avrebbe voluto abbracciarli e far loro delle domande. Fare la spia era una cosa brutta!
    Che chissà se la fata avrebbe avuto il coraggio di farlo sul serio.
    Seconda regola: incontro privato, quello che si dice nessun'altro deve saperlo. Perfetto, era una cosa abbastanza facile, più o meno.
    «Quindi nemmeno mamma e papà? A quest'incontro chi sarà presente oltre ai Fondatori?» ecco, in realtà anche questo era un po' un problema, la madre di Priscilla adorava sempre intrufolarsi negli affari suoi quando poteva, figurati se si sarebbe messa da parte per un incarico così importante che veniva commissionato dai Fondatori in persona.
    A pensare queste cose e ad ascoltare Maxine, Priscilla non si rese quasi nemmeno conto delle stanze in cui passavano, fu giusto quando iniziarono a camminare verso i Troni che il cuore della fata iniziò a salirle in gola.
    D'altronde non è che poteva battere più forte altrimenti sarebbe esploso.
    E la terza regola... non fu mai pronunciata, anzi Maxine spinse Priscilla ad accellerare il passo, ma la mente della fata era ormai totalmente concentrata su quella frase mancata.
    «In che senso "lasci stare"? Perché? C'è qualcos'altro che non dovrei fare?» il panico emozionale del momento si tramutò nel panico di combinare un guaio: come poteva evitare di infrangere una regola se non la sapeva? Perché il consigliere non gliel'aveva detta? E adesso cosa doveva fare?
    Oh no...


     
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3 replies since 4/5/2021, 23:49   259 views
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