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    Ryan Campbell

    21 yo / phantoms / student

    stregone

    Sono passate diverse ore ed il gruppo potrebbe o non potrebbe aver trovato un nuovo membro. Nell'agonizzante disfatta del tramonto, hanno smontato il palco e si sono rintanati nella zona ad accesso esclusivo del sovrannaturale. In settimana c'è poca gente ad affollare il Black Cat, siano essi umani o creature della discendenza più disparata, e questo garantisce loro quella privacy che altrimenti non era sicuro che avrebbero trovato.
    Ha preferito comunque chiudersi in tutta sicurezza nella stanza etnica, la sua preferita: quei divani di pelle non li batte nessuno. Con Elsa Tenenbaum ha un semplice accordo che sa essere lo stesso con cui si era affidata a Paul, nonostante non può pretendere la stessa fiducia e totale remissività che la ragazza dimostrava nei confronti dell'ex proprietario del locale. In ogni caso Ryan l'avrebbe aiutata a rimettere in piedi il rituale che rendeva quello un posto inattaccabile e neutrale, ed in cambio lui avrebbe potuto sempre avere un appoggio sicuro in ogni situazione. Senza domande, nè limitazioni. Con la doppia vita che svolge nei Phantoms è qualcosa di prezioso, anche se vorrà dire sfruttarlo come ultima risorsa, quando non potrà fare altro che sfilarsi la maschera e correre al riparo.
    < Uao...credevo che la voce dell'ultimo mi sarebbe rimasta nelle orecchie per sempre. E il chitarrista...accidenti. > ha un dito che massaggia l'interno del padiglione auricolare destro, mentre serra la porta della stanza privata in modo che nessuno possa entrarci. < Ma qualcuno gliel'ha spiegata la differenza tra un violino e un'acustica? Quelle unghie...> era stato a dir poco estenuante ascoltare il succedersi di musicisti che avrebbero fatto prima a cambiare mestiere, che ad imparare come tenere in mano uno strumento. Troppo buono per interrompere prima quella ricerca, hanno dovuto terminare l'intera lista di candidati perchè lo Stregone finalmente le chiedesse di dedicarsi al resto della loro giornata.
    < Senti...non immaginavo che sarebbe andata così. Giuro che mi farò perdonare e usciremo senza nessuno tra i piedi, presto. Parola di fattucchiera. > Sorride, con quella curva ampia che di solito distende tutto il viso. Nonostante la stanchezza, lo stress ed i pericoli che affollano la sua vita, ha sempre mantenuto una capacità eroica di vedere il buono in ogni situazione. Il fatto che siano lì, possibilmente a risolvere uno dei problemi che affliggono la loro città, non fa che rimettergli il buon umore. Si passa le dita tra i capelli mentre inquadra la figura di Shona, andando a piazzare lo zaino sul divano ed il posteriore proprio lì accanto. Un sospiro e sembra intenzionato a dedicarsi qualche minuto di meritata pausa.
    < Non...ti chiederò di nuovo del tuo demone. Ma ora puoi dirmi finalmente cos'è successo dall'altra parte? > Nella città magica, quella in cui lui non vuole mettere piede. Quando la mezzosangue ha cercato nella sua testa il motivo di quel rifiuto, non ha trovato qualcosa che spiegasse a parole ciò che lo tiene lontano dal mondo oltre il portale, ma una sensazione ben specifica di allarme e pericolo. Un'emozione muta, intensa, che ha invaso interamente i suoi pensieri quando hanno fatto a gara per convergere su quello specifico argomento. Eppure qualcosa, nel modo in cui pensa alla Città come ad un rischio tangibile, lascia ad intendere che abbia le sue motivazioni e non sia semplice superstizione. < Ho capito, hai trovato il rituale. Non volevo chiedertelo davanti ai tuoi o al personale del locale, ma sono dannatamente curioso del come, dove, quando e perchè. Se capisci cosa intendo. > Gli occhi castani la seguono in ogni suo movimento, aspettando di capire la sua prossima mossa.
    L'idea era quella di passare un pomeriggio come non ne passavano da tempo, prima di passare al dovere, ma oramai era inutile rimandare l'inevitabile. Tutto ciò che si era fatto dire era che le serviva il suo aiuto, perchè solo gli Stregoni possono mettere mano ai rituali e un rituale è quello che serve al Black Cat per rimettersi in piedi. Ne hanno già discusso con la Proprietaria e manca solo l'ultimo passo: compierlo. Però i Campbell non muovono mai un dito senza le giuste informazioni ed ha bisogno di sentire dalle sue labbra - per filo e per segno - cosa ha combinato per averlo.
    Tra quelle righe potrebbe esserci nascosta qualche informazione importante che alla Bestia è sfuggita ma a lui non sfuggirà di certo: ha le mani in pasta con la stregoneria oramai da diversi anni. Troppi, per non aver intuito che sarà qualcosa di grosso.

     
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    Shona O'Brien

    23 yo / Mezzosangue / Buttafuori

    Bestia


    Quando una delle cameriere sparisce nel bel mezzo del turno, i pettegolezzi vogliono che sia andata ad appartarsi con qualche ragazzo. Le stesse battutine circolano veloci anche quando si tratta dei buttafuori, accalappiati da qualche cliente. Se Shona invece si allontana in una delle salette con un ragazzo, con l'esplicita richiesta di non essere disturbati, a nessuno passa per l'anticamera del cervello che sia per limonare. Non viene inseguita da risatine e ammiccamenti, ma una delle cameriere le chiede se non gradisce qualcosa da mettere sotto i denti. Ha smesso di domandarsi se dovrebbe offendersi. Sicuramente la conoscono abbastanza bene da correre ai ripari quando ha quella faccia lì, quella piena di smorfie, mentre si guarda attorno come se volesse prendere a pugni qualcosa. O qualcuno. Il suo grugno infastidito è più esplicito di qualsiasi parola potrebbe uscirle dalle labbra. E sanno anche che quello è il momento migliore per distrarla con qualche bocconcino appetitoso che possa addolcire l'asprezza delle sue occhiatacce. Nella saletta etnica ci entra con le labbra serrate sulla cannuccia di un milkshake, che ha lo stesso effetto consolante di un bicchiere di whiskey per un alcolizzato. < Mhmh-mh! > Sta certamente concordando con Ryan e non potrebbe davvero aggiungere altro sulla tremenda selezione che è sfilata sotto i loro nasi. Le sue orecchie sono traumatizzate, il nervoso le sta facendo ancora pulsare le tempie e lei guarda torva i divanetti. Alla fine, dopo un sorso infinito di milkshake al cioccolato, ribadisce solo una cosa: < Preferivo la sala vintage. O forse quella industry... > Non lo sa nemmeno lei, ma ha solo voglia di lamentarsi per qualcosa che non sia lo strazio che l'ha torturata sino a quel momento. Alla promessa di Ryan torna con esasperante lentezza a serrare le labbra sulla cannuccia, poi inarca un sopracciglio, fissandolo. E continua a fissarlo per un minuto. E pure per il secondo. Indecisa se incazzarsi o meno, se credergli o mandarlo a quel paese, se ricambiare il suo sorriso con un dito medio, o dargli una pacca sulle spalle e tirargli i capelli. Il cioccolato però l'ammansisce e le strappa un piccolo sospiro. < Fa niente, non ti preoccupare. Lo so che sei impegnato. Non me ne sta andando bene una, ma non è mica colpa tua > E non è detto che deve stare lì a consolarla, povero disgraziato. Si lascia cadere anche lei sul divano, ma sgraziatamente e con tutta la pesantezza che suggerisce la sua stazza. Quello sottolinea la sua stanchezza, più emotiva che fisica. Però accavalla le gambe con femminilità, e almeno quello la fa sembrare meno aggressiva. Quando nomina il demone, storce le labbra. E succhia forte dalla cannuccia in quella che potrebbe essere colta come una risposta equivoca. < E fai bene a non chiedere, perchè non ho proprio niente da dire su di lui > Specifica, pure con una stizza che la dice lunga su come quell'argomento la faccia solo innervosire. Appoggia il bicchierone sul tavolino, poi si sfila il giubbetto rosso che abbandona distrattamente contro lo schienale. < Si, sono riuscita ad avere il rituale. Non ho neanche dovuto pagare. Tutto merito del mio fascino... > Adora percularsi da sola mentre si passa cinque dita tra i capelli con aria da smorfiosa e un sorriso beffardo. < Sei curioso, vero? Impaziente? > Non ha mai avuto i suoi occhi addosso con tanta insistenza. Gli mostra le dita, ma no, tra quelle non c'è nessun rituale, ancora. < Ora farò la mia magia. Abracadabra, dove sei rituale, io ti evocoohhh > Che idiota. < Omni. Summus. Evocardi! > E quanta enfasi. Chissà se ha azzeccato realmente qualche parola in latino nel frattempo che agita le dita e disegna ghirigori nell'aria, fingendosi la peggiore delle fattucchiere mai viste. E poi, di punto in bianco, si infila la mano destra nella scollatura della maglietta sino a pinzare la stoffa sotto. Ebbene si, il foglietto con il rituale lo ha tenuto per tutto il tempo lì, nel reggiseno, per paura di perderlo. Lo trattiene tra indice e medio, agitandoglielo quasi sotto il naso ma senza mollarglielo. < Non così in fretta Gandalf. Ci sono due o tre cosette di cui discutere > Lo avvisa. Ed il suo sorrisino è scomparso. < Sai, mi è piaciuta la Città Magica. Vorrei proprio tornarci. Potresti accompagnarmi > Così, giusto per iniziare e battere il ferro sino a quando è caldo dopo aver spiato stralci dei suoi pensieri a riguardo. Non vuole spingersi di nuovo a violare la sua mente, ma spera di districare qualche dubbio cavandogli direttamente qualche parola dalla bocca. < Sono stata alla Sirena Ubriaca. Bel posticino. E proprio li ho sentito una storia interessante. Che parlava di voi fattucchiere > Molleggia le sopracciglia in un allettante promessa mentre gioca con il foglietto ripiegato più volte, rigirandolo tra le dita. < La vuoi sentire? Mhmh? >



    Edited by MaiUnaGìoia - 4/11/2021, 13:44
     
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    Ryan Campbell

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    stregone

    I divani in pelle. Già, gli piacciono parecchio. Ci affonda di peso, un peso che non è mai stato poi così importante. Le doti di quel ragazzo sono più sotto quella zazzera bionda che nei muscoli, una capigliatura che sembra non riuscire a far rimanere ordinata neanche volendo. Sarà che ci passa le mani sin troppo spesso, preda di pensieri che non sa quanto influiscano sui suoi gesti.
    Infila una mano nello zaino per recuperare l'occorrente per un piccolo vizio che in quelle sale, quantomeno, può concedersi senza pensare troppo alla legge. La privacy delle salette del Black Cat va ben oltre il limite umano, perciò immagina che Elsa Tenenbaum non andrà lì a cacciarli perchè lo Stregone che le salverà il culo sta fumando una canna in una stanza cieca. < Beh, la prossima volta sceglierai tu. Quando, ad esempio, ci vedremo per il nostro appuntamento. > Quella parola è un modo come un altro per alludere a quell'uscita che hanno programmato da giorni e che - come tutto in quella città - ha finito per rivelarsi un completo disastro. Sta giusto sfruttando le dita sottili per rigirare la cartina attorno ai ciuffi d'erba umida ma il tono dell'amica non deve piacergli troppo, perchè solleva gli occhi per inquadrarla. Lei e il suo milkshake. < ...Shona...> Serra le labbra con un sospiro. Per un po' non dice niente, tenendosi occupato a chiudere con la punta della lingua la carta che maneggia tra i polpastrelli. Ne tasta la resistenza, poi la infila tra le labbra e le fa cenno di allungarle l'accendino. Lui ha lasciato il suo sul tavolino della sala principale e non ha alcuna intenzione di alzarsi a recuperarlo. < Okay, parola di boyscout, non lo nomino più. > Una mano sul cuore, l'altra ancora tesa in attesa di scoprire se può aiutarlo ad accendersi la sigaretta o se dovrà rinunciarci definitivamente. < Ma lo sai che se c'è qualcosa che non va...puoi parlarmene, vero? In cosa ti sei cacciata? > Ci è quasi rimasta secca, ficcanasando in giro per quella storia.
    Ryan Campbell ha le mani in pasta più di quanto possa ammettere, per la sua sicurezza, ma non gli riesce troppo bene sembrarle indifferente. E non ne ha alcun motivo, perchè la maggior parte di quello che sta succedendo a New Orleans è sulle labbra di tutti, specialmente nel giro sovrannaturale. < Lo sai, ho rivisto mio fratello. > Dylan. Chissà se ricorda la sua faccia, considerando che era sulla barca che ha portato tutti loro in una caccia alle sirene nel fiume Mississipi. < Prima o poi, giuro, mi farà saltare i nervi per l'ultima volta. > Parlare di lui non gli è mai piaciuto, considerando che è un capitolo della sua vita che non ha mai capito del tutto. Una parte di lui lo ha nominato soltanto per farle capire che per quanto sia impegnato, è ancora lui. Ryan. Può fidarsi, esattamente come sta facendo con lei, menzionando un arto moribondo di quella che è una famiglia allo sfascio.

    Una ruga gli attraversa la fronte, orizzontale, quando cerca di capire se lei stia scherzando - come sempre - o se davvero è riuscita a procurarselo senza dover pagare nulla. < Mh. > Nel beneficio del dubbio, un braccio si appoggia contro lo schienale e la ragazza ha tutta la sua attenzione. Si, l'ultima volta che le ha messo gli occhi addosso così a lungo dev'essere stato quando ha scoperto cosa fossero i Mezzosangue. < Certo che sono curioso. Hai deciso di vendicarti e farmi soffrire, ragazza? Sai che potrei semplicemente controllarti le tasche e tu neanche lo sapresti? > Peccato che non si sia mai permesso di fermare il tempo per farle una cosa del genere, mai. Ha raramente usato la sua magia su di lei e solo per qualcosa in cui Shona era consenziente. Non è certo lui che s'infila nella mente altrui, sperando di cogliere risponde che a voce non è facile procurarsi. Bella mossa, Bestia, queste si chiamano scorciatoie.
    < Pff. > Si piega in avanti, sfiatando una risata di gusto. Snuda tutti i denti mentre la guarda cercare di evocare qualche demone degli inferi, in una lingua che sicuramente non è latino. Non proprio. < Molti di noi hanno iniziato così e son finiti ad adorare scarti dei gironi infernali o qualche vecchio dio bacucco con tendenze cannibali. Smettila di dire stronzate e fa vedere. > Con due dita le fa cenno di passare il rituale a chi se ne intende per davvero, ed in effetti la richiesta viene esaudita. Il punto scelto per nasconderlo è soltanto la ciliegina sulla torta, per una come lei.
    < Non ti aspetti che questo mi fermi dal...prenderlo! > Prova ad afferrarlo ma è più veloce: era già pronta a tirarlo via. Così come scompare il sorriso della ragazza, anche lui diventa serio. Anche perchè la Città Magica sa sempre come mettere a tacere il suo buon umore. < Ah si? > Ci prova a sorridere di nuovo, ma vien su come una smorfia. Ed improvvisamente sembra irritarsi per qualcosa, nonostante quella non fosse una minaccia aperta. Sa celare abbastanza in fretta la tensione che a sorpresa gli attanaglia lo stomaco ed in men che non si dica, è tornato a poggiarsi contro lo schienale. Gli occhi scuri se ne stanno sul tavolino accanto a loro, deglutendo pigramente. < E cosa ti ha attratto così tanto? La moda post vittoriana...o lo sterco di cavallo per strada? > Figurarsi, non è così bigotto da rifiutare quel mondo parallelo soltanto per l'assenza della stragrande maggioranza della tecnologia moderna. Ed è per questo che ancora evita il suo sguardo.
    < La Sirena è un bordello, Shona. > Bel posticino, certo. Ci dev'essere passato anche lui - ops - se non ha tentennato minimamente a sentirlo nominare. In questo momento fumare potrebbe essere l'unica cosa che manterrebbe calmi i suoi nervi, a dispetto della stanchezza e di quelle verità taciute che rendono la conversazione sempre più difficile. Prende un grosso respiro e sembra molto più tranquillo, quando finalmente torna a guardarla. Il rituale può tenerlo: non prova a sfilarlo dalle sue dita a tradimento. < Una storia su noi fattucchiere. Sentiamo. Dubito che sia qualcosa che io non conosca già...> Quanto si sbaglia.


    Edited by I Fondatori - 6/11/2021, 17:18
     
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    Shona O'Brien

    23 yo / Mezzosangue / Buttafuori

    Bestia


    Appuntamento è una parola che le fa sempre un certo effetto, e che non intende più usare con leggerezza. Ci sono cose che non ha mai detto a Ryan, segreti che le sono rimasti piantati tra stomaco e cuore, a marcire da tempo. Non li tirerà fuori proprio in quel momento, forse non lo farà mai; ma può sbuffargli contro il proprio scontento, che si appiattisce in un sospiro accompagnato da un'occhiata in tralice. Non ci spera troppo nel prossimo appuntamento e forse dovrebbe smettere di pretenderli: sta già liquidando la questione con un'affaticata scrollata di spalle. Può parlargli di qualsiasi altra cosa - che non sia il demone - mentre lo guarda preparare la stecchetta di erba. < In cosa mi sono cacciata? > Ripete, raddrizzando d'improvviso la schiena. E si mette in quel modo tutto suo che somiglia tanto al principio di una presa di posizione quanto di intimidazione: allarga le cosce, ci piazza sopra i palmi e si china leggermente in avanti, verso di lui. In quel modo le sue spalle sembrano più larghe, e il suo piglio vagamente aggressivo per chi non sa riconoscere la dolente frustrazione tra il taglio assottigliato dei suoi occhi. < Volevo aiutare. Non ero lì mica per farmi un giro in barca. Neanche mi piace. E dato che nessuno si dava da fare, ci ho pensato io, perchè sai cosa dice sempre mio padre? > Ma dovrà aspettare che si bagni la gola con un altro sorso di milkshake e non lo sta facendo apposta a creare chissà che suspance. < C'è un motivo per cui sono grande e grossa. Ed è quello di aiutare quelli più piccoli e deboli. Quindi sono andata la, sono salita su quella fottuta barca, insieme a tizi che non avevo mai visto prima. E ho dovuto fare io la poliziotta, perchè quella che era con noi sotto copertura non ha fatto un cazzo. Quel coglione che la guidava ci stava solo usando per fare pesca grossa. Si, per attirare quelle brutte copie di sirene. Mi hanno sparato. Hanno sparato alla sirena e io non volevo neanche farla crepare. E sai cosa è successo dopo? > Ha due polmoni enormi, e fiato da sprecare. Ma questo lo dimostra già cantando e durante quel resoconto che gli lancia addosso come un tir senza freni. < Un cazzo Ryan. Non è successo un cazzo > L'accendino glielo sbatte sul tavolino, perchè non è mai cieca e neanche sorda alle sue richieste, mute o espresse verbalmente. < Non riesco più a parlare con quella poliziotta incapace. E non riesco neanche a rintracciare l'altra mezzosangue a cui avevo affidato la sirena. Sai, almeno da sapere se era morta o viva, se aveva detto qualcosa. Se ero riuscita a fare qualcosa di buono, almeno per una dannata volta... > Serra le labbra e abbassa lo sguardo. Poi tira di nuovo indietro la schiena, e dopo essere sembrata incazzata sembra solo tristemente delusa. < Spariti tutti. Vaffanculo. Chi è che fa sparire le persone? Loro? Le sirene? Gli stronzi con le barche? Cosa vuoi che ti dica Ryan? > Dice e non dice tante cose. Pure che ha voglia di un altro paio di milkshake con cui consolarsi. Invece direziona il mento verso la cannetta. < Sbrigati con quella > Che ha proprio voglia di rilassarsi facendosi due tiri. Solo che quando lui nomina il fratello è pure peggio: le saltano definitivamente i nervi. < Quello stronzo > Commenta difatti, senza remore. Non le è mai piaciuto Dylan. L'avrà visto solo tre volte in croce e le sarà bastato: è stata antipatia a prima vista. < E che ha detto? E poi lo sai, basta che me lo dici e... > Si fa scrocchiare le dita, perchè a menare le mani non si è mai fatta problemi. < E se avete bisogno di qualcosa non farti problemi > Lui e la sua famiglia disastrata. Solo che si è immobilizzata e sta guardando verso un punto fisso della stanza, la fronte aggrottata in modo a dir poco preoccupante. < Un momento... > E dal modo in cui si rabbuia e poi esita, deve esserle venuto in mente qualcosa di sconcertante. < Potrei anche sbagliarmi, ma credo che quella sera ci fosse anche Dylan. Sull'altra barca. E se non era lui, era qualcuno che gli somigliava parecchio > Ma non sono li solo per quello, a meno che non vogliano rovinarsi definitivamente la serata. Una cosa è riuscita a farla la Bestia, un risultato l'ha ottenuto. Lo stringe tra indice e medio il foglio con il rituale, che tira fuori dopo non aver perso del tutto la voglia di scherzare.

    < Non avresti mai il coraggio di mettermi le mani nel reggiseno > Non che lo stia sfidando: è praticamente certa che non farebbe mai una cosa del genere. Neanche per sbaglio. < E con il fondoschiena che mi ritrovo, ingombrante ma non fortunato, finirei per adorare qualche entità sfigata dimenticata nei secoli dei secoli che poi vorrebbe solo uccidermi > Per quello la smette subito di fare i suoi abracadabra farlocchi e si affretta a interrompere la litania senza senso che recita. < Sai Ryan... > Lo sta soppesando e la sua riluttanza le fa storcere le labbra. Deve essere la serata in cui racimola delusioni e ben poche vittorie. < Non vale solo per me la storiella che posso dirti tutto. Funziona anche al contrario > Ultima possibilità per lui, poi userà la strada che meno le piace, imboccando la scorciatoia. < Maddai, davvero? Ora capisco perchè mi sono trovata un paio di chiappe nude ondeggianti sotto il naso. E chi l'avrebbe mai sospettato che fosse un bordello > L'ironia poi, è più che sferzante. < Dico, davvero mi fai così scema? O così... > Non sa neanche lei come esprimersi, ma sicuramente sembra particolarmente offesa. < Sessualmente ignorante? A qualcuno piaccio, sai. Capita pure a me ogni tanto > E non sa perchè le brucia così tanto. Sono convinzioni che ha superato da un pezzo e invece ci casca sempre. < Immagino ti sia divertito. Insomma, c'erano offerte interessanti. Tre al prezzo di una. Magari con la zoccoletta angelica al bancone? Che non è solo bella, ma fa anche drink celestiali > Dio, quanto è avvelenata. E quanta invidia e gelosia. Ed è così nervosa che viene fuori il peggio di lei. Due occhi da lupa, unghiacce nere e lineamenti massacrati dal dna licantropo. E per fortuna il foglietto lo sta stringendo nel palmo, o sarebbe finito in brandelli. Ma le basta sfiatare un sibilo per mettere a tacere la luna storta. Solleva la mano - tornata quasi immediatamente normale - con cui taglia l'aria sotto il proprio naso, ad intimargli di non rispondere affatto. < Sta zitto e ascolta > Così non ci possono esserci dubbi di sorta su quello che lui deve e non deve fare. < Abbiamo trovato lì tale Ianus. Giovane, sembrava uno straccione. Probabilmente umano, ma non ne sono certa. Insomma, c'era qualcosa di strano in lui. E' uno di quelli che ti fa rimpiangere di esserti fermato alle apparenze, se capisci cosa voglio dire... > Gli allunga un'occhiata, solo per accertarsi che la stia ascoltando e non si sia rifugiato, come gli è capitato di fare qualche volta, nei suoi pensieri mentre lei blatera. < Amichevole, sicuro di se stesso. Ma non lo so, mi provocava anche una certa inquietudine. Era pure galante. Mi ha fatto un baciamano... > E quello è in grado di farla sorridere brevemente. Ci vuole così poco per conquistarla, per sorprenderla. E per farla arrossire. < E ci racconta questa storia. Di un tempo in cui voi fattucchiere eravate in grado di fare qualunque cosa. Ma perchè le Cosucce - così le ha chiamate - a cui vendete l'anima erano potenti e camminavano tra noi. Adesso siete solo servetti in grado di fare solo qualche trucchetto MA...! > Agita di nuovo il famigerato foglietto, sottolineando l'importanza che deve avere. < ... Si trovano ancora rituali potenti in giro che hanno un certo costo per funzionare. E il prezzo è un anno di vita. Nulla è gratuito, ha detto... > E allora com'è che lei si vanta di non aver sborsato niente? < ... Solo che non so se voglio farti pagare questo prezzo > Ecco il suo vero cruccio. E perchè quel foglietto ancora non gliel'ha consegnato, tenendolo in ostaggio.

     
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    Ryan Campbell

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    stregone

    Non esiste un rapporto totalmente sincero. I figli mentono ai loro genitori dall'alba dei tempi e non sanno la metà di quello che combina la loro famiglia. Tra amici si mente, tra fratelli si mente, i segreti sono un pane quotidiano che l'essere umano non può fare nulla per combattere.
    Alcuni sono segreti che fanno male a sé stessi, altri potrebbero ferire chi ci sta intorno, ma non cambia il risultato. A fine giornata sono tutti dei truffatori e Ryan non è affatto esente da quell'etichetta. Dover mentire sulla stregoneria, sul gruppo di vigilanti, persino sul motivo che lo tiene lontano dalla città dove potrebbe essere sé stesso...si dice ogni notte che tace per un bene superiore. Ma questo non significa che il peso di tutto ciò che si tiene dentro non inizi a farsi sentire, a piegarlo in modi che neanche il pericolo è riuscito ad ottenere. Ogni parola di Shona aggiunge una libbra a quella bilancia e lui deve fare un lungo sospiro, per fingere stupore e accordarsi con la sua frustrazione. < ...bella merda. > Peccato che lui sappia esattamente che fine abbiano fatto la poliziotta, la sirena e Amanda. Non può parlare ma la sua coscienza sta urlando, soprattutto quando è la sua migliore amica a subirne le conseguenze. < Senti, farò qualche ricerca. Chiederò a qualcuno del mio giro, magari sanno qualcosa. Però la prossima volta...> La sta osservando ma non per metterle fretta su qualcosa. Non cerca nulla da lei, se non l'accendino che afferra alla cieca per accendere la punta della sigaretta. Shona è il centro delle sue attenzioni e questa volta invece di un sorriso, ha uno sguardo talmente serio che è difficile riconoscerglielo. < Vacci pronta. > Starsene a casa? Il Fantasma non sarà così ipocrita da consigliarle di chiudersi a chiave e buttarla in un tombino, quando lui stesso sfida la sorte quasi ogni giorno. E gli O'Brien hanno una pellaccia più dura della sua. Ma ci ha quasi rimesso la vita per quella gita in barca e non se ne starà zitto come se nulla fosse. < Non andare da sola. Non andare senza informarti...Procurati un'arma, qualunque cosa, ma non mi piace l'idea che tu finisca a mollo assieme al resto delle persone scomparse. > Non ha alcuna informazione sulla gente improvvisamente sparita dal radar di New Orleans ma deve aver realizzato da solo l'ipotesi più probabile. E che quella si incazzi pure, con i palmi sulle cosce: lui continua a fissarla con una fissità che sembra sfidarla ad usarle quelle mani. Anche contro di lui se preferisce, può provarci, ma non lo smuoverà di un centimetro.
    Dopo qualche tiro le passa la stecca e le fa cenno di tenersela, finirla persino. Lui ha qualcosa a cui pensare e sarà il pensiero di suo fratello su quelle barche. Allarga le narici e memorizza parte delle venature del tavolino, prima di scivolare con lo sguardo al soffitto. Si calma così, con un sospiro, e la proposta di Shona sembra superflua ancora una volta: affrontare suo fratello è un tasto che non vuole mai pigiare. < Cosa ha detto? Che non gliene frega un cazzo se nostro padre potrebbe non alzarsi più da quel letto...gli adulti sono loro e non sarà lui a passare da casa. > Batte i palmi sui braccioli, con un sorriso che si sforza di sembrare ironico ma nasconde un disgusto ben più profondo. < Se davvero era lui quella sera, forse è meglio che io non me lo ritrovi di nuovo davanti. > Perché forse questo spiegherebbe tutto, il brutto giro in cui è finito e che lo ha allontanato dalla sua stessa famiglia: contrabbando di persone? Di sovrannaturali? Prima cambiano argomento e meglio sarà per la sua salute mentale.

    < Non approfittarti della mia galanteria, Shona O'Brien. > La ammonisce, con un dito rivolto alla faccia tosta con cui si proclama certa che le mani nel suo reggiseno non le avrebbe messe. Certo che ha ragione ma non ha il diritto di spiattellarlo in quel modo. < Nah, non ti ucciderebbe. Ti sfrutterebbe finché non sarai tu a pregare di farla finita piuttosto che continuare a servire i suoi macabri scopi. > La voce si fa bassa, lo sguardo è più sottile ma non c'è un briciolo di credibilità nel suo tono. La sta - ovviamente - prendendo per il culo. Forse ci sono entità con cui è meglio non scherzare ma ci vuole ben più di qualche invocazione casuale per diventare Streghe e lei, beh, non è nemmeno umana.
    Poi rieccola a tirare in ballo l'onestà e lui abbassa le spalle con un sospiro. Questa volta la farà finire ma poi non ci metterà che un attimo a cercare il suo sguardo per smentire l'allusione tra quelle parole. < Io lo so che posso dirti tutto. > È solo che non vuole. Si taglierebbe una mano piuttosto che metterla in pericolo. < Avanti, fammi una domanda e ti risponderò onestamente. Hai la mia parola. > Ryan deve immaginare che lei non sospetti nulla di quanto davvero le tiene nascosto o non avrebbe mai azzardato un tiro così lungo. Mentre aspetta di scoprire se starà al gioco, la saletta si sarà riempita dell'odore dolciastro di quella canna.
    Pian piano diventa chiaro che le ci vorrà ben più di quello per calmarla e il discorso non giustifica nemmeno lontanamente l'acredine e il nervosismo con cui viene portato avanti. Ormai si conoscono: lei perde la calma e lui cerca di ritrovargliela. Quale equilibrio migliore di quello?
    Sa già di doversene stare zitto e lo fa, pur con le sopracciglia impegnate a pigiarsi in basso. Perplesso. È davvero rabbia quella che sta sentendo? Shona sembra così avvelenata che il primo dubbio che gli sorge è che sia successo davvero qualcosa alla Sirena. Preoccupato, sta per interromperla ma lei gli intima di starsene zitto e lui obbedisce. Schiena contro il divano, braccia dietro alla nuca, abbassa le palpebre per concentrarsi sulla storiella di Ianus e sedicenti Stregoni di tempi antichi. < Le entità non camminavano sulla Terra. È impossibile...> Blatera ancora prima che lei abbia finito, poi scatta a sedersi e le sue convinzioni di sapere qualunque cosa sugli Stregoni sono ben che andate. < Un anno di vita? Come sarebbe un anno di vita? E chi lo prenderebbe, l'entità? Non sanno che farsene della vita terrena...> Ryan alza la testa e torna a piegarsi in avanti, così sorpreso da quella faccenda da essersi quasi dimenticato di quello che aspettava di fare. Quasi.
    Questa volta è lui ad alzarsi e non la stizza di Shona. Cerca di raggiungerla, sfilarle la canna tra le dita e farsi spazio vicino a lei. Se sarà riuscito a sedersi senza una gomitata nelle costole, tenta allora di circondarle le spalle con un braccio e parlarle tra qualche ciocca di capelli che non se ne sta mai ferma, scivolando oltre il taglio degli occhi. < Allora, chiariamo una cosa. > La sigaretta sarà un ostaggio che gli permetterà di finire di parlare senza interruzioni, perché col diavolo che gliela passa prima di aver finito. Potrebbe persino fermare il tempo per rubargliela, pur di avere quella merce di scambio con la sua attenzione. < Anzi, chiariamone qualcuna. Innanzitutto fingerò che tu non abbia appena alluso al fatto che io frequenti bordelli. Perché passare dalla certezza che non infilerò le dita nel tuo reggiseno a questo...beh...non ti sembra un po' incoerente? > Distende il volto in attesa di una conferma ma continuerà comunque, anche se Shona se ne sarà rimasta zitta o starà sbraitando come un diavolo. < Secondo e non meno importante: ehi, lo so che non sei scema, stavo solo sottolineando il fatto che locali del genere non rientrano nella mia definizione di posti carini. E terzo...> Ora si che è pronto a restituirle la sigaretta, allentando anche la stretta di quell'abbraccio a metà. Era amichevole e non brusco, ma adesso anche il tono ha perso l'armatura più sarcastica. < Lo so che puoi piacere a qualcuno...dannazione, Shona, sei la ragazza più bella, coraggiosa, leale e forte che conosca. > Ci sarebbe altro che vorrebbe dirle ma per qualche ragione gli rimane incastrato in gola, perché non le aveva mai detto qualcosa del genere. Non così spontaneamente. Deve schiarirsi la voce prima di continuare, passandosi entrambe le mani a grattarsi la testa. Lo fa un paio di volte, rimescolando i pensieri, poi prende un gran fiato. < Va bene, fammelo leggere. > Il rituale. Dovranno darsi una mossa prima o poi. < E non ha voluto niente in cambio? Nemmeno da Elsa? >
     
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    Shona O'Brien

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    Bestia


    La Bestia ha il sospetto che Ryan le stia nascondendo qualcosa, ma è ben lontana anche solo dall'immaginare quali segreti cova dietro i suoi occhi intelligenti, i suoi ciuffi biondi e il suo sorriso pronto. Lui, un Vigilante? La guida dei Phantom? Non scherziamo. Non le passerebbe neanche per l'anticamera del cervello di azzardare una tale ipotesi. Non perchè non possa averne le qualità per farlo, ma per quella mitezza che le ha sempre trasmesso, per quell'aria pacifica che è sempre servita a calmarle i nervi. Se proprio deve collocarlo da qualche parte, l'ha sempre immaginato dietro un tavolo da Stratega, a pianificare e preparare uno scacco matto al suo avversario. Sul campo invece, ad agire in prima persona e nascondersi dietro una maschera proprio no, non riuscirebbe mai a figurarselo. Invischiato in qualcosa sicuramente, di losco probabilmente no. E allora cos'è che non le dice quel furbetto? < Già, bella merda davvero > Lei non avrebbe potuto riassumere tutta la situazione in un modo migliore. E che soddisfazione quando l'asseconda in modo così meravigliosamente credibile che lei non dubita neanche per un solo istante del suo stupore. < Magari riesci davvero a scoprire qualcosa... > Ci spera davvero, lei. Si ritrova a scontrarsi con la serietà del suo sguardo con il proprio, ancora corrucciato. Con le mani ancora piantate sulle cosce, la tensione ad irrigidirle le spalle nella scia dei suoi consigli. < E con chi ci dovrei andare? Con Elsa? Quella ci si butta direttamente in acqua. Non aspetta altro che una scusa per restarci secca > Non è che abbia chissà quali scelte in fatto di accompagnatori. C'è chi sparisce di punto in bianco, chi non si fa sentire. E chi non la sopporta. < Ce le ho già le armi > Solleva le mani, le chiude in due pugni. < Com'è che si dice? Ho i pugni nelle mani > E pure gli artigli quando le gira male. E anche denti. < Io sono nata pronta > Ma nel suo caso si tratta di andare di pura ignoranza, inventarsi qualcosa sul momento e sperare in qualche botta di culo. E' fondamentale seguire il cuore e dappresso l'istinto, e scoprire dov'è che porta questa fatale combinazione. Ryan sembra sfidarla a usare le mani, ma al massimo lei usa due dita per fargli una schicchera sul naso. E scoprire se quello lo farà smuovere anche solo di un millimetro.
    Poi quanto le sta sul cazzo Dylan meglio che non lo dica, anche se ce l'ha scritto in faccia cosa pensa esattamente di tutta la faccenda. Probabilmente s'inalbera più lei di Ryan, ma proprio certe cose non le digerisce. < Mio padre, da adulto qual è, lo avrebbe preso così tanto a calci in culo da appiattirglielo > Uno stronzo, ecco cos'è; un infame ingrato. < Ma lui si alzerà dal letto, vero? > Suo padre. C'è così tanto dispiacere ora sul suo volto, che nasconde dietro qualche corposa ciocca castana quando piega la testa in avanti. E se non basta, si ripara anche dietro il primo tiro di fumo che fa dalla stecchetta che lui le passa. Poi rovescia la testa all'indietro, contro lo schienale, e si gode una seconda boccata, più lunga e profonda. Più rilassante. A lui, e al suo dito che le punta contro la faccia, rivolge un'occhiata in tralice. E poi gli sbuffa pure del fumo in faccia per sfidare la sua galanteria. < E io lo prendo a pugni > E' sempre così che vuole risolvere le cose lei, affrontando entità farlocche e fastidiose a mani nude, per rimetterle al loro posto a suon di sonori ceffoni. Sicuramente scherza anche lei...

    < Mh-mh > Lo soppesa con una delle sue occhiate che sanno inchiodare qualcuno sul posto pesantemente. Lei ha sempre di quegli sguardi diretti, scarnificanti, che sembrano volerti leggerti dentro - e diamine, riesce anche a farlo davvero - con un carico eccessivo di pericolosa curiosità. Non sono mai una uguale alle altre le sue occhiate, ma è solo colpa di quegli occhi che ha, dal colore indefinito a volte grigio, a volte azzurro, a seconda di come catturano la luce e le ombre. < Non ti sei cacciato in qualche guaio, vero? > E' quello che più le preme sapere, con la preoccupazione che lui si sia invischiato in qualcosa che lei ignora. < E perchè non ti piace parlare della Città Magica? Perchè non vuoi venirci con me? > Sono due domande, non una. Anzi, sono esattamente tre. Ma lei se ne frega dei paletti che ha messo e mette alla prova la sua parola. Poi lui può provare pure a mettere alla prova invece la sua friabile calma, ma intanto lei si è sfogata e si cancella il veleno dalle labbra con una passata di lingua. E' già pronta a incazzarsi di nuovo solo perchè la priva della canna che stava fumando, ma deve girare completamente la testa per poterlo guardare torvo e con un filo di sospetto quando le si accomoda di fianco, con il suo braccio a gravarle dietro le spalle. Lo sa già che lui si sta preparando a lisciarle il pelo, ci riesce sempre con la sua parlantina a intortarla. E' curiosa di sapere cosa abbia da dire questa volta, quali altri trucchetti - verbali - tirerà fuori il Magister. Per quello evita di zittirlo con una gomita alle costole e si gode beatamente e segretamente il suo mezzo abbraccio. < Ho detto che non infileresti mai le mani nel mio reggiseno. Ma in quello di qualcun'altra...> Ovvio che si. Puntualizza solo su quello, e senza neanche sbraitare come un Diavolo. Solo che ha di nuovo del veleno sulle labbra, e quello te lo tira fuori solo la gelosia. Ma sta zitta, ascoltando il resto. Dondolando lo sguardo dalla sua faccia alla stecchetta che tiene in ostaggio. E quando è pronta a restituirgliela, non dovrà fare altro che infilargliela tra le labbra. Poi che l'abbia fatto o sia stata lei a farlo, dopo esserne tornata in possesso, quasi le casca via all'ultimo appunto che ha da farle. Sono complimenti che le fanno fare una capriola al cuore e che la colgono così tanto alla sprovvista che lo sta guardando con aperta incredulità. Okay, ci è riuscito. A zittirla, ad ammansirla. Pure a confonderla in realtà. E quante volte ha desiderato sentire quelle parole, in passato. Ma non da qualcuno qualunque, ma da lui, proprio da lui. Ci ha sperato, e sperato. Ha aspettato e aspettato. Poi a un certo punto si è stancata, anche se ci sono voluti anni. E ha smesso di credere che un giorno lui si sarebbe dato una svegliata, accorgendosi finalmente che lei è... Nah. Non può cascarci di nuovo. Non significa niente, quello. < Grazie Ryan, sei gentile > Ecco cos'è, solo gentilezza. Il caro, tenero Ryan. Sempre pronto a tirarla su di morale. A farle battere il cuore proprio quando si era bello che rassegnato. Che stronzo Gandalf. Lui si strofina la testa e si schiarisce la gola. Lei si passa cinque dita su tutta la faccia, e chi se ne importa se si impiastriccia la matita nera, sbavandola su entrambi gli occhi. Sembrerà un panda con la sua faccia tonda, ma quelli non sono mai dispiaciuti a nessuno. Sarà pure per quello che gli consegna il foglietto senza fare troppe storie. < Ben fatto davvero, bravo > Brontola, convincendosi che è stata tutta una furba tattica per guadagnarsi il rituale. Ma non ha neanche niente da rimproverargli e molto invece a se stessa: è lei l'idiota. < Nah, non ha voluto niente in cambio. Solo il mio nome come garanzia > Lo rassicura, con scioltezza e superficialità. Con aria distratta e la testa tra le nuvole. Butta fuori due sospiri, fa un altro tiro. E ritorna sul pianeta terra. < Non so se voglio che paghi un anno della tua vita, Ryan. Insomma sono trecentossessantacinque giorni senza di te. Non sono mica pochi > L'ha detto a Ianus, lo ripete anche lui: è riluttante. < E se ci pensi ha senso che quell'anno possano prenderselo le entità per camminare tra noi. Insomma, io me lo farei un giro qua sotto solo per strafarmi di milkshake. Pure per due tiri di canna > E più ci riflette, più se ne convince, annuendo impercettibilmente. < Che vita faranno, loro? Se ne stanno non si sa dove a fare cosa? Magari si annoiano. Hanno il potere di, che ne so, creare terremoti, ma non di assaggiare una ciambella. Dai, poveri disgraziati. Poi me li immagino a farsi la guerra e non hanno mai fatto l'amore, o messo piede in un bordello. I piaceri della vita terrena sono allettanti e loro se li stanno perdendo tutti > Ormai è partita, con le sue personalissime considerazioni. < Povere, povere Cosucce... > Come li ha chiamati Ianus. E diamine, sembra davvero rammaricata per loro a ben guardarla in faccia. < Glielo farei fare io un tour di piacere e di divertimento... > Sempre se non corre il rischio di farsela prima sotto dalla paura. Stanno sempre parlando di entità. Cose. Quello che sono, di cui non ha neanche una vaga idea.



    Edited by MaiUnaGìoia - 19/11/2021, 00:51
     
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    Ryan Campbell

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    stregone

    E invece la Bestia ha proprio ragione. Il mite, astuto Ryan non è nato per vigilare con una maschera nè per farlo a capo di una squadriglia senza nome e senza volto. Lui i loro segreti li conosce tutti ma è difficile fidarsi di qualcuno che in te vede soltanto un uomo con la maschera: che connessione può mai sperare di instaurare con loro?
    Per questo il suo ruolo gli sta stretto e mese dopo mese rimpiange di esservi subentrato. Ma lo Stregone è sempre stato un buon samaritano e non se l'è sentita di rifiutare e lasciarli allo sbando. Lasciare la sua città allo sbando, per quel poco che possono fare per aiutarla.
    Shona non sospetta niente di tutto ciò perchè è la persona che lo conosce meglio e non si aspetterebbe mai di scoprire quanto a fondo è in grado di andare contro i suoi stessi principi, pur di mantenere l'equilibrio a cui si è votato. Una bella contraddizione che fa parte della sua esistenza da quando ha infilato le mani nella Stregoneria ed ha scoperto che uscirne era pressocchè impossibile, a patto che non lo facessi in una bara. < Scommetto di sì. Non immagini quanto sia bravo a ficcanasare. E a proposito di questo...con me. Potevi chiamare me. Da quanto ti ho dato l'impressione di essere completamente irraggiungibile?> Neanche ci prova a negare il fatto che Elsa sia davvero l'ultima da interpellare, per quanto sia dal lato giusto della causa. Con tutti i suoi problemi da Saltatrice finirebbe per combinare più guai che gloria. Quel che tenta di fare invece è indurla a fidarsi di poter contare su di lui, sfruttando una piccola e macchinosa bugia come quella della sua affidabilità: le ha voltato le spalle più spesso di quanto se ne sia reso conto e lo ha fatto per il suo bene, o per impegni che ha ritenuto più fondamentali. Questo è vero. Ma allora Shona O'Brien non si era ancora beccata una pallottola e non aveva espresso questo improvviso desiderio di fare qualcosa, di essere utile e andare a caccia di persone scomparse. Perciò gli tocca sperare che con la faccia preoccupata e lievemente ferita che le sta rivolgendo, possa guadagnarsi il diritto di tornare ad esserci la prossima volta che le salti in mente una cosa del genere. < E i pugni nelle mani mi sembrano davvero un'arma infallibile in un mondo dove potrebbero farti volare via la testa senza neanche sfiorarti, vero? > Inclina la testa per sfidarla a dargli torto. Sarà anche forte e una mezzosangue piena di risorse, ma parliamo di magia e armi da fuoco: il sovrannaturale nel nuovo millenio. Non può sempre contare su artigli e zanne. La schicchera gli fa soltanto storcere il muso e grattare la base del naso ma rimane inamovibile.
    Il discorso su Dylan poi gli lascia sempre una brutta cera. Suo fratello ha l'onore di essere l'unico in grado di scuoterlo con così tanta facilità, per puro rancore, con un nervosismo che parte dal tremore delle mani e finisce con l'intorbidirsi dello sguardo castano. Detesta pensare a Dylan perchè la famiglia, per lui, è importante. Non capisce quando ha perso completamente un ramo del suo albero genealogico e non può fare altro che guardarlo annerire giorno dopo giorno, senza riuscire a capire quanto in profondità stia marcendo. Però Ryan non scava mai troppo a fondo e questa è una bugia che dice anche a sè stesso, perchè ha paura di cosa possa trovare. < Non lo so. A questo punto ci abbiamo perso le speranze...e nemmeno io posso farci nulla. Ci ho già provato. > Ad usare un Sabba, ad usare qualunque rituale gli sia capitato tra le mani. Prendere a pugni lo stronzo di suo fratello è un piacere che vorrebbe concedersi solo dopo averlo riportato a casa, prima che sia troppo tardi.

    Un patto è un patto e l'onore di uno Stregone Bianco non verrà meno, anche se la controparte rompe i paletti. Sta tutto in quell'equilibrio di cui si fa portatore. Se Shona gli fa tre domande e manda a rotoli il contratto, lui fa in modo che le regole si riformulino sulla base di quella nuova richiesta e risponderà a tutte le sue domande, contro ogni previsione. La prima è la più semplice e non deve nemmeno rifletterci troppo, troncando in due il respiro con una risata improvvisa. < Io? In qualche guaio? Fai prima a chiedermi se sono riuscito ad evitarne qualcuno. > A questo punto decade l'immagine del ragazzo impegnato con lo studio, le prove di una band fallita ed il sonno arretrato. Ma gli basta pensare ad un quadro generale e i pezzi iniziano già a cadere, come pere mature. < Tutta la mia vita è un guaio. Oggi probabilmente ci stiamo cacciando in uno più grosso del solito. > Quel rituale è una richiesta da non prendere sottogamba. Se pensa a che fine abbia fatto il suo predecessore - Paul - dovrebbe solo darsela a gambe e augurare il meglio ad Elsa Tenenbaum. Ma gli piace rischiare, gli è sempre piaciuto, e la magia gli ha dato i mezzi per farlo in modo plateale. Se salvando quel locale potessero salvare la loro città? E' chiaro che qualunque cosa stia succedendo a New Orleans non abbia origini umane e c'è chi ne ha approfittato più di una volta, sfiorando un genocidio nella sala principale del Black Cat. Stanno facendo qualcosa di importante ed il costo non dovrebbe importare.
    Importa invece dove voglia andare a parare la Bestia con quella domanda sulla Città Magica. Che dire, se l'aspettava. E forse non dovrebbe essere così restio a matterla a parte dei motivi per cui evita di metterci piede, soprattutto perchè la curiosità ha sempre l'effetto opposto. Nega la cioccolata ad un bambino e ti ribalterà casa per trovarla. < Chi ha mai detto che non voglia andarci con te? > Corruga la fronte. < Diciamo che unire il Grande Fratello alla Torre di Babele non mi sembra un'idea geniale. E ho idea che nessuno si faccia i fatti propri da quelle parti. Insomma, parliamo di una città con tre strade e una sola istituzione. E la porta per entrarci è praticamente sotto il naso dei Fondatori. Mi stupisce che non chiedano un braccialetto di entrata e uscita come un campeggio estivo. > E' partito così il suo disagio per quella città. L'idea di falsa unificazione sotto un unico grande occhio onnipresente gli sembra un modo per dettare leggere e tenere tutti sotto controllo. Tanti segreti e nessuna privacy. Poi ha scoperto anche molto altro ma questo non fa parte della domanda e può tenerlo per sè.
    Il cambio d'argomento capita al momento giusto per poter evitare ulteriori domande. Se avesse saputo che bastava nominare un bordello per farla innervosire e distogliere la sua attenzione lo avrebbe usato molto prima. O forse no. < E pensare che ti ritenevo mia amica. Accusarmi così...> il peso piuma di quell'offesa è chiaro nella voce quanto nello sguardo. Sta di fatto che le mani nei reggiseno non le infila comunque a prescindere da chi abbia di fronte. L'occhiata in tralice verso Shona si sta assicurando che non se la sia presa più di tanto per quello slancio improvviso ma la trova quasi sbalordita. Spinge lo sguardo a studiarla un po' più a lungo, rabbuiandosi al suo ringraziamento. < No, non era gentilezza...dicevo sul serio. Ma okay, ehi, non sta a me dirtelo. Lo so. > Ci sono dei limiti che l'amicizia impone senza che debbano essere sottoscritti e lo sanno entrambi. Solo che lei ogni tanto merita di sentirselo dire ed aveva dannatamente voglia di farlo, alla faccia di qualunque regola non scritta.
    Prima che quello diventi un lungo silenzio imbarazzato, afferra il rituale e apre un bigliettino che si aspettava decisamente più lungo. Ha già finito di leggerlo quando lei è soltanto a metà del discorso, così torna a guardarla. < Ha chiesto il tuo...nome? E tu cosa gli hai risposto? > Inspira. La prima cosa che vuole chiederle è anche quella più importante e di cui già teme la risposta. La carta tra le dita sta diventando una piccola palla accartocciata dalla tensione. < Quelle Cosucce...come le chiami tu, si prendono la nostra anima in ogni caso. Devi proprio parlarne come se fossero cuccioli in autostrada? > Lui ha sempre ritenuto che fosse un giusto prezzo da pagare ed è sicuro che la sua sorte sia in buone mani, perchè l'affinità con l'entità che gli concede i poteri è più benevola di quella di tanti altri suoi compari. Ma di sicuro non è così propenso ad avere pietà del fatto che non possano farsi un gelato o infilare le dita nelle mutande di una spogliarellista. L'ultima affermazione poi gli strappa una faccia sconvolta che è persino onesta. < Shona...ti rendi conto di cosa hai appena alluso? E poi quello da bordelli sarei io...> Potrebbe leggere tra le righe che lei sia disposta a far provare loro molto più che uno spogliarello di mezzanotte e lui è ben lungi dal giudicare, chiaro, non fosse che Shona O'Brien non gli pareva il tipo. < Non ti ho mai insegnato niente, vero? Alla fine credo che un giro nella città magica dovremmo farcelo comunque. Spero tu ti ricorda la faccia di questo Ianus. > Perchè dovranno cercare di capire chi sia e cosa ne farà con il nome di Shona. Aveva già capito che lei era stata disposta a darglielo e non servirà a niente negarlo: sarebbe una bugia troppo più grande delle sue doti attoriali. < Non mi piace l'idea di rinunciare ad un anno della mia vita, soprattutto perchè per quel che ne sappiamo un anno potrebbe anche essere tutto quello che mi è rimasto. > Chi lo sa quando finisci sotto un treno? < Però...chi lo farà se non io? > Un atto di eroismo che nemmeno lui si sente di fare così alla leggera. < Il punto è che sento che presto un posto sicuro ci servirà, questione di vita o di morte. E non sono davvero il tipo che delega certe cose a qualcun altro, lo sai. > Eppure guarda il foglietto accartocciato come se non ne fosse davvero così convinto. Inizia a distenderlo lentamente tra le dita e pure Shona potrà leggerlo. Ci sono scritte soltanto quattro parole in una lingua sconosciuta. < Tu che avresti fatto? > La testa ruota finchè il profilo della ragazza non rientra nel suo campo visivo. Il suo giudizio è qualcosa che ha sempre cercato, anche quando poi non era pronto ad ascoltarlo. Se voleva fare una stronzata voleva che qualcuno glielo dicesse, così che andasse pronto sul campo di battaglia. < Lo avresti fatto? >

     
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    Shona O'Brien

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    < Chiamare te... > Sta ripetendo la mezzosangue, a denti stretti e con un'aria fintamente pensierosa. < Stiamo parlando dello stesso Ryan che non ha mai tempo e che preferisce incontrarmi nei sogni, così da non togliere altro tempo a quel poco tempo che ha... > Quanto le viene semplice riassumere i punti salienti della loro amicizia. Con il il suo sopracciglio sinistro che s'impenna con stizza e le fa assumere un'aria decisamente meno simpatica, mentre gli spinge addosso uno sguardo puramente invadente. < Quindi, se non ho capito male, sei sempre raggiungibile per scampagnate di lavoro, chiamiamole pure così... > E lo guarda in cerca di una conferma, prima di continuare. < ... Mentre per bere una birra è già più difficile > Chiude le labbra sul filtro della canna e la boccata che inspira è lungamente intensa. Persino liberatoria. < ... Buono a sapersi > Commenta, lapidale. Lui, con la sua faccia preoccupata e l'aria ferita, si è guadagnato la possibilità di essere il suo accompagnatore ufficiale. Solo che chissà perchè Ryan in un modo o nell'altro riesce sempre a deluderla. Niente che vada a legarsi al dito, o che non possa perdonargli nel giro di qualche secondo. Ma scatena pensieri sbagliati e sospiri appesantiti; le fa venire voglia di litigarci anche se poi l'istante dopo si dice che inghiottire il rospo è sempre la cosa migliore. Certe volte è pure faticoso fare la gradassa e mantenere l'atteggiamento aggressivo che fa da muro a tutto il resto; sarebbe bello qualche volta fare la donzella in difficoltà che viene salvata, solo per sentirsi fragili e delicati. Magari pure leggeri. Ma non è nell'indole di Shona O'Brien che si guarda le mani strette in due pugni, con una fierezza che s'incrina all'appunto dello Stregone, che le sta sbattendo in faccia una dura verità. < Senti un poco Gandalf, ho solo questi a disposizione, okay? > E gliele fa vedere bene le dieci nocche, poi apre le dita, disegnando chissà cosa nell'aria, ad imitare i suoi trucchetti da fattucchiera su cui però non può affatto contare < E dovranno bastarmi i pugni, perchè ho dichiarato guerra ai Rogue. Che venissero pure a creare problemi, ne troveranno un altro ancora più grosso: Me > Ecco cosa non gli aveva ancora detto: della banda dei delinquenti che hanno preso di mira il Black Cat. Non li sta neanche sottovalutando, ma non intende nemmeno farsi intimidire anche se non ha a disposizione nessuna arma infallibile. Considerando la sua scarsa mira, ritrovarsi con una pistola in mano non sarebbe neanche troppo saggio; non può neanche vantare su abilità rigenerative o di guarigione. Quelle forse sarebbero utili al padre di Ryan più che i pugni con cui vorrebbe rifare i connotati al fratello. E sapere che ci ha perso le speranze con lui, che non si alzerà più da quel letto l'ammutolisce lungamente. Con quanta amarezza si fa un altro tiro di canna, sprofondando in un divano che non è neanche troppo grande. Forse potrebbe far sloggiare lo Stregone, così avrebbe posto per sdraiarsi e...

    < ... > Lo sta di nuovo guardando accigliata. La faccia mezza incazzatella in un contorno di statica confusione: si è già pentita di avergli fatto certe domande. < Ryan... > Eh, Ryan. Per una volta potrebbe essere carina e garbata e fargli notare con dolcezza che: < ... è una risposta del cazzo questa > Non riesce a evitare la rudezza che pure fa parte del suo carattere giovanile e irruento. Più si inalbera e più e facile far volare le parole come proiettili. < Mi è un sacco utile sapere che sei finito in una marea di guai, senza conoscerne i dettagli > Aggiunge, con tutta l'ironia di cui è capace, sbuffando tutto lo scontento del momento. < Questo è uno dei tuoi soliti modi da furbo per rispondere a una domanda senza rispondere davvero > E quante volte è riuscito a fregarla così, lasciandola imbambolata a farsi più domande invece di farsi bastare le risposte vaghe che ha ottenuto da lui. Il resto poi non è che vada meglio, perchè le strappa pure un colpo di tosse quando il fumo le va di traverso. < ...Cosa? > ... < Cosa c'entra il Grande Fratello con la Torre di Babele? Di che diamine stai parlando... > Sarà perchè lei ha messo piede nella città magica solo quella mezza volta, facendosi una passeggiatina pure frettolosa. < Chi? > I Fondatori? Mai sentiti nominare. Inizia a venirle mal di testa. O forse è l'effetto dell'erba che sta fumando. Non ne sta dicendo una giusta, davvero. E lei sta esaurendo la pazienza. Ce l'ha scritto in faccia, è nello spasmo di violenza che le fa contrarre le spalle e i muscoli. E' nel modo in cui si morde l'interno della guancia mentre gli inchioda addosso un'altra occhiataccia pungente. < Non sta a te, dirmelo, eh? E meno male che quello intelligente tra i due dovevi essere tu. Invece certe volte sei così idiota. E ottuso! > Le formicolano le dita per la voglia di mettergli le mani addosso e non per fargli qualcosa di piacevole, ma per il desiderio di scuoterlo violentemente. < E io sono pure più cogliona di te > Aggiunge, masticandolo tra i denti pure in un mezzo ringhio, senza grattare troppo verso il fondo di certe questioni. L'importante è che lui sappia che qualche volta la sua intelligenza fa cilecca < Ne voglio un'altra > Di canna. Perchè ha deciso che quella se la finirà da sola, nella speranza che sopraggiunga una botta rilassante che le faccia finalmente distendere i nervi.
    < Shona O' Brien. Perchè il mio nome ancora me lo ricordo > Brontola lei per tutta risposta. Una risposta praticamente scontata, ma che conferma i peggiori timori dello Stregone. < Sarebbe stato più strano se mi avesse chiesto il numero del conto corrente, no? Ma gli avrei pure dato quello, tanto sono al verde > Poi c'è un'altra questione che lui solleva, che l'ha sempre incuriosita ma che non ha mai avuto modo di approfondire davvero. < A che serve l'anima? Insomma, tu l'hai promessa a questa Cosuccia, ma sei sicuro che non può servirti? E Ianus le chiama così, mica io. Da come ne ha parlato mi hanno suscitato tenerezza > Le Cosucce, non il povero disgraziato che ha davanti che la sta guardando con una faccia sconvolta che la manda in confusione. < Maddai, Ryan. Saresti l'unico sulla faccia della terra a cogliere certe allusioni. Credimi, nessuno pensa a me in quel senso. Come le ragazze di la non credono che mi hai portata qua per limonare, ma se tu ci fossi venuto con un'altra starebbero ridacchiando e spettegolando per tutto il tempo... > Ed è quello il momento in cui tira su le gambe e cerca maggior spazio sul divano per stendersi. Anche se significa spingere via con i piedi Ryan. < Ma si, stavo promettendo qualche orgasmo... Alle loro papille gustative > Testa sul bracciolo, una gamba che probabilmente ciondola oltre quello opposto, non può fare a meno di farsi un altro tiro mentre constata come la canna si sia tristemente accorciata. < Smettila di dire stronzate > E proprio non le va giù che a lui possa essere rimasto un solo anno di vita. Le si contorce lo stomaco al solo pensiero, e non si tratta delle prime avvisaglie della fame chimica. < Senti, non puoi prenderlo da me questo anno di vita? Sicuramente io ne avrò di più visto che sono più grande e più grossa. > Propone, senza la minima esitazione e senza guardarlo: ha chiuso morbidamente gli occhi. < Oppure facciamo a metà. Sei mesi tu, sei mesi io. Si può fare? > Apre solo mezzo occhio, spiandolo. < Si, l'avrei fatto. Insomma, se un anno della mia vita può dare altro tempo ad altre persone, può salvarle persino... > Quello è il suo ragionamento finale, a cui accoda un paio di sospiri. < Non mi piace l'idea che sia tu a farlo. Ma non posso neanche impedirtelo. Io sono con te qualunque scelta farai, fattucchiera > Guarda lui, poi il foglietto che ha tra le mani. E gli allunga quell'ultimo tiro di canna che sarà rimasto, neanche potesse aiutarlo a prendere la decisione finale.

     
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