The Dark Side of the Moon

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mod Globale
    Posts
    650

    Status
    Anonymous
    Logan Walker

    Veterano/ Fabbro / Lupo Artico

    Licantropo



    Quello che non ti uccide ti fortifica. Niente è stato più vero per Logan Walker. Lui e Raya non parlano mai di quello che è successo in quel bosco quando erano ragazzini. C'era Luna Piena, la stessa che i suoi occhi stanno guardando anche ora, e tra quei sentieri si aggiravano un paio di Lupi, uno con la pelliccia bianca, proprio come quella che lui ha tirato fuori, insieme a quattro zampe forti e agili. Una conserva la cicatrice di quel morso che lo ha reso un Licantropo, uno sfregio che gli trapassa la coscia posteriore. Era solo un ragazzino, ma il ricordo gli spezza ancora il respiro. La paura, le fauci, gli ululati. E le proprie grida, e quella di Raya. La febbre, il dolore. Gli ci è voluto del tempo per avere il coraggio di tornare in quei boschi, ci ha messo anni, quelli necessari a temprare la propria aggressività e trovare un perfetto equilibrio con la Bestia. In realtà neanche lo ricorda com'è davvero essere mingherlino e debole, fiacco e fragile. Al massimo ora deve fare i conti con l'irruenza di un istinto più prepotente e selvatico, con la fame. E con l'eccitazione della caccia. Gli basta vedere un coniglio sfrecciargli sotto il muso per scattare all'inseguimento, affamato. E non si fa problemi poi a piantargli le fauci nel tenero collo, a smembrarlo sino a lerciarsi il muso di rosso. La verità è che durante la Luna Piena lui si sente davvero libero, mentre per il restante tempo è vittima di una frustrazione più tipicamente umana. Nessun pensiero, anche se la sua mente conserva la propria intelligenza e logica, ma entra perfettamente in comunione con la natura circostante. Insegue gli odori, si sporca le zampe di terra, e si lascia sopraffare i sensi da qualunque cosa lo circondi.

    Da qualche parte, appeso a un ramo ha lasciato la propria giacca di pelle, insieme a tutto quello che indossava: un paio di jeans e una maglietta. Di solito preferisce tirare fuori il Lupo nella Città Magica, andare a caccia con la sorella. Ma succede anche che ogni tanto torna lì, a setacciare quei boschi con uno scopo ben preciso. Non l'ha mai detto ad anima viva che in quel bosco ci va per accertarsi che altri Licantropi non perdano il controllo, con il rischio di avventarsi su altri ragazzini, com'è successo a lui. E che si sente responsabile anche per quelli che nello specifico non sono realmente il suo branco, ma verso cui si sente ugualmente protettivo. Basta che abbiano pelliccia, coda e voglia di ululare alla Luna. Sono tutti uguali, vittime della stessa maledizione. Non si è mai isolato, li sente attraverso il canale empatico, li percepisce e forse li cerca tra la boscaglia in cui sta sfrecciando come uno spettro bianco. Non è proprio il suo habitat, non quello di un Lupo Artico, che si mimetizza facilmente tra la neve. Invece lì è una chiazza chiara nel buio che difficilmente riesce a passare inosservato. Non è il più grosso tra i Lupi ma neanche il più piccolo, non gli manca lo slancio e neanche la forza. Che lo credano pure a divertirsi con qualche femmina, a rincorrere qualche Lupa. Ma quando si ferma e solleva il muso, vuole solo rendere omaggio alla Luna con un potente ululato, dando inizio a un concerto a cui si aspetta parteciperà qualche altro suo simile.



    Edited by MaiUnaGìoia - 2/11/2021, 14:23
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,050
    Location
    The Long Walk

    Status
    offline
    Amelia Ross

    Uno, nessuno e centomila

    umana


    C'era qualcosa di affascinante nella luce della Luna. Un bagliore più discreto, una luce così elegante da filtrare nella notte e rendere giustizia alle tenebre come un velo d'argento che ad Amelia è sempre parso addolcire le forme, sfocare e smussare gli angoli più taglienti. Rendeva i capelli di Thomas quasi bianchi, così come i propri, ed era l'unica che riuscisse a sopportare senza dover coprire lo sguardo con una mano. Una Luce che avrebbe saputo raccontare i suoi segreti solo a coloro che avrebbero voluto ascoltarli, rimanendo svegli abbastanza a lungo da vederla sorgere e conquistare la notte.

    Adesso, con la fronte poggiata contro il vetro freddo del finestrino, le ricorda solo un grido di sofferenza. Un grido che ha sentito così tante volte da riuscire a ricrearlo nella sua mente con una precisione impietosa, artistica, e che la costringe a chiudere gli occhi e distogliere lo sguardo dal cielo.
    Le ruote del fuoristrada tagliano il bosco lungo i sentieri meno praticabili, tra scossoni e vibrazioni che rischiano di farle risalire la cena. Un tramezzino buttato giù con così tanta fatica, a dispetto dell'agitazione, che non ha nessuna intenzione di veder sprecato sul sedile dell'auto. La luce dei fari ritaglia angoli sempre tutti uguali di quel bosco, dove alberi si susseguono ad altri cespugli, radici, rami ed il fremito della vita del sottobosco. Hanno percorso macchie di vegetazione anche più grandi di quelle, hanno vissuto quella notte più volte di quante lei riesca ad ammettere, ed ogni volta ha finito per stringere i denti così forte da farsi pulsare le tempie. Isaak al suo fianco non ha distolto l'attenzione dalla strada per un solo attimo ma riesce a tenerla d'occhio anche così, con il muso grigio puntato oltre il volante. Nessuno sa quanti anni abbia ma i capelli e la barba che gli copre il volto sono diventate argentee prima del tempo, perchè il resto del viso non ha che qualche ruga di troppo a solcare la pelle. < Iniziate a nascondere le auto. Ci fermiamo prima della radura. >
    La risposta gracchia alla radio e la carovana inizia a dispendersi lasciando che soltanto la loro auto, un grosso mezzo da sterrato, raggiunga la fine del sentiero praticabile. Spegne il motore dietro un muro di alberi e fa scattare una grossa torcia, raggiungendo lo sportello della ragazza prima che lei fosse stata in grado di mettere un piede a terra. L'aiuta poco gentilmente a raggiungere il suolo, afferrandola dal gomito destro per inquadrarla nel fascio giallo di luce artificiale. < Sei pronta? >
    < ...si. > sembrava soddisfatto. Le facevano sempre indossare un abito completamente bianco in cui iniziò a rabbrividire fin da subito, però poteva scegliere le scarpe. Dovevano essere comode a sufficienza per farla arrivare a destinzione senza rompersi l'osso del collo o slogarsi una caviglia. Da lì in poi ci sarebbe stata solo oscurità, radici, un bosco sconosciuto e quella maledetta luce. La luce della Luna.
    < Allora vai. Corri. >

    Amelia iniziò a correre verso un punto indefinito. Per i primi minuti, tenersi in movimento le servì a non tremare, ma presto il vento non fece che diventare un'arma a doppio taglio e le sfilava come una lama affilata sulla pelle sudata. Tutto ciò che sentiva era il rumore delle suole degli anfibi calpestare la terra, spesso spezzare foglie o pigne, e quello sferzante dei capelli nel vento. Ma anche se non li sentiva, sapeva che loro erano dietro di lei. Qualcuno a piedi, più vicino, altri su due ruote a distanza sufficiente da essere pronti a raggiungerli se fosse stato necessario. Il loro odore, il rumore dei loro passi, non avrebbero potuto rimanere celati neanche volendo: erano a caccia di qualcosa che aveva sensi più fini di un qualunque animale. Un udito migliore, un olfatto impareggiabile, una forza distruttiva.
    Erano a caccia di lupi mannari.
    La luna rifletteva sul vestito della ragazza come se fosse vestita di nient'altro che acqua, illuminandola come un faro nella notte. Dopotutto era esattamente quello a cui serviva: attirare l'attenzione. Amelia Ross era la loro esca, un punto di riferimento che permettesse agli altri di far convergere il pericolo in un unico punto e procurarsi il tempo necessario ad agire. Eppure qualcosa non andava, in quel bosco. Non avevano mai dovuto cercare così a lungo in una notte di plenilunio, per trovare quello che cercavano, e i polmoni erano ormai sul punto di collassare. Proprio in quel momento, quando lei rallenta e il suo branco si avvicina, un ululato squarcia il silenzio.
    Avviene tutto in un attimo.
    Un sibilo taglia l'aria alla sua destra ed in men che non si dica ha in bocca un grumo di terra fredda. Non si rende conto del dolore finchè non prova a muoversi, prona al suolo, e la coscia destra le rimanda una bruciore così intenso che per poco non completa quello che aveva già iniziato sull'auto. Si tira su con l'aiuto dei palmi, tossendo pezzi di terra insalivata tra conati e singulti che riesce a mettere a tacere per miracolo. < Chi ti ha detto di fermarti?! Vai! > La voce di Isaak viene da qualche parte dietro di lei ma non si ferma a controllare, alzandosi frettolosamente sulla gamba sana. Nella coscia destra un foro di proiettile ha iniziato a sanguinare copiosamente sul bordo del vestito. A nulla serve il tentativo di tenere una mano sulla ferita perchè non riuscirebbe a compiere un solo passo in quel modo, così alla fine torna semplicemente a correre.

    Inizia come la corsa più incerta che si sia mai vista, mentre soffoca le lacrime di un dolore che non aveva mai provato prima. Quella notte sarebbe cambiato qualcosa ed era la consapevolezza che forse, nonostante tutto, tenerla in vita non deve importargli poi così tanto.
    Adesso sarebbe stata solo questione di minuti prima che l'odore del sangue compisse il suo viaggio nel vento della notte, ed arrivasse al naso dei predatori che erano lì per scovare. Sangue che avrebbe fatto molta più presa del semplice sudore terrorizzato di una preda umana. Sangue, quello che cola dalla caviglia e ristagna nella scarpa in una macabra pozza tiepida che contribuisce a farla zoppicare alla cieca tra gli alberi.
    Il rumore di un motore si accende ad est. Sono pronti all'azione. Solo un passo, ancora uno, o magari un altro. Sono lì vicino.
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mod Globale
    Posts
    650

    Status
    Anonymous
    Logan Walker

    Veterano/ Fabbro / Lupo Artico

    Licantropo



    Siano dannati i fantasmi del suo passato e le sue brillanti idee. Le fughe dalla Città Magica e anche quando non presta ascolto a Raya. Perchè, nello stesso istante in cui Logan Walker sente lo sparo riecheggiare nel bosco, capisce che qualcosa, quella notte, andrà storto, come gli va di traverso l'ultimo riverbero del proprio stesso ululato. Gli ci vuole una frazione di secondo per capire da quale punto preciso del sottobosco hanno sparato, i sensi scandagliano i dintorni con spietata precisione, con l'efficacia di un olfatto e di un udito degni dei migliori predatori. C'è agitazione tra la boscaglia, e uno strano affollamento di mezzi e bipedi che stanno lasciando la loro impronta ovunque. Cosa credono, che spegnere i motori possa servire a cancellare il pungente odore dello scarico della marmitta? Gli è facile fiutare tutto quello che c'è di sbagliato in quel momento, il vento gli sventaglia sotto il naso ogni singolo odore che sta contaminando i dintorni. E tra tutti è quello del sangue fresco che lo fa scattare praticamente immediatamente, senza neanche stare a ragionarci sopra: l'istinto ha sopraffatto qualsiasi altri intenzione.

    Non lo sente Amelia? L'improvviso ringhio basso, di gola, alla sua destra. Un Lupo Nero esce dal buio con i denti scoperti, lucidi di saliva, e la fame negli occhi. Si fa avanti, piegandosi leggermente sulle zampe snelle, preparandosi a balzarle addosso. Ma l'esca dei Cacciatori ha - letteralmente - anche un altro Lupo con il fiato sul suo collo. Il Licantropo bianco arriva alle sue spalle e si slancia contemporaneamente all'altro Lupo in una coordinazione perfetta di caccia di branco, con un tempismo impeccabile. Ma non hanno lo stesso obiettivo e le loro intenzioni sono diametralmente opposte. Logan intercetta il lupo selvatico prima che possa saltare addosso ad Amelia, forzando la sua resa con una brutale sottomissione. Gli ha piantato i denti nella gola, senza stringere eccessivamente, e lo ha rovesciato di schiena, ringhiandogli contro il collo. Non è un Licantropo, ma solo un Lupo che nella gerarchia lo ha riconosciuto come un naturale alfa. E che si sottomette uggiolando appena, dopo aver tentato solo un paio di morsi andati a vuoto. Il miliziano comunica con lui, da bestia a bestia, in un concerto di ringhi espliciti che servono solo ad intimargli di andarsene. Non sta inviando nessun messaggio diverso attraverso il proprio canale empatico agli altri Lincantropi della zona. La sua empatia sta praticamente vibrando come un campanello di allarme, informandoli di un pericolo nei dintorni. Il nervosismo, il sospetto e l'agitazione hanno cancellato qualsiasi precedente traccia di piacere che l'aveva accompagnato durante la caccia. Qualcosa gli dice che la cosa più saggia che dovrebbe fare sarebbe di andarsene dietro all'altro Lupo, che si sta allontanando con la coda fra le zampe, senza voltarsi indietro. Invece si gira verso Amelia, inchiodandole addosso uno sguardo ambrato così intenso e intelligente da sembrare umano. Ha ancora i denti snudati, ma si affretta a coprirli, con tanto di passata di lingua sul muso ancora sporco di sangue di coniglio. Con quella ferita alla coscia e il sangue fresco che le aleggia attorno, anche a lui verrebbe voglia di darle un morso. L'abito bianco sembra renderla più appetibile, confezionata come un magnifico sacrificio. Ma Logan non ha mai sbranato nessun umano, al massimo gli è capitato di addentare qualche polpaccio quando era più giovane, ma qualcuno l'ha sempre fermato prima di spolparlo sino all'osso. Poi ha raggiunto un accettabile autocontrollo. E ha iniziato a sbranare solo quelli che lo meritavano. Amelia Ross però non sembra rientrare in quella categoria. Puzza di paura, di lacrime, di sangue. E lui proprio non può voltare le spalle a una vittima. Sarà quello stupido istinto da eroe che viene sempre fuori nei momenti sbagliati che gli impedisce di fregarsene. E allora per qualche secondo se ne resta immobile, a farsi guardare nel caso lei abbia davvero il coraggio di farlo. Il suo mantello bianco sembra denso e morbido, con una lanugine corta e una giarra lunga e ruvida; ma s'intravedono anche delle linee più scure sottopelo, su dorso e ventre, che non sono altro che l'impronta dei tatuaggi che lui conserva anche nella sua forma selvatica. Si aspetta di sentirla urlare, chiunque lo farebbe al suo posto dopo la minaccia di un Lupo che le è quasi saltato alla gola e un altro che se ne sta li a fissarla. Sventaglia la coda a destra e sinistra, un paio di volte, chissà che non riesce a sembrare più amichevole, come i suoi cugini addomesticati. In realtà non gli interessa nemmeno sembrare un Lupo selvatico e imitarne l'atteggiamento. In quel momento le priorità sono ben altre, come quello di proteggerla da chiunque le abbia ficcato un proiettile nella coscia e che si trova ancora nei paraggi. Per quello le si avvicina e inizia a premere il muso contro il ventre, neanche troppo gentilmente, per guidarla dietro un albero dal tronco più largo, nella vana speranza possa offrirle un riparo. E che buon profumo che ha sotto quegli strati di sudore gelido, di terriccio, di paura e sangue. Ma dannazione, quello è uno dei rari momenti in cui gli sarebbe più utile avere due gambe e due braccia invece di quattro zampe. Non ci avrebbe pensato due volte a caricarsela sulla spalla e a portarla via di peso, fuori da quella trappola. Perchè è esattamente quello che è: una trappola. Una per lui. Per quelli come lui. Poco male se ci è cascato con tutte e quattro le zampe, le stesse che sfrutta invece per girarle attorno, facendole da scudo con il proprio corpo. Sta scandagliando i dintorni nervosamente, tutti e cinque i sensi che collaborano per valutare qualsiasi minaccia più vicina. Quanti sono? Dove si trovano esattamente? E decidere chi sbranare per primo.


     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,050
    Location
    The Long Walk

    Status
    offline
    Amelia Ross

    Uno, nessuno e centomila

    umana


    Un'altra cosa sbagliata di quella notte è il fatto che Amelia Ross non abbia urlato, anzi, la voce le si è seccata in gola assieme al terriccio che ha ingoiato.
    Eppure quella è la prima volta che un proiettile le fora la pelle o che qualunque cosa, a dirla tutta, le faccia male fisicamente a quel modo. Dovrebbe ritenersi fortunata, quando sono solo la sua psiche e la sua coscienza ad essere costantemente manipolate, strappate e ridotte in brandelli un giorno dopo l'altro. Il dolore fisico è qualcosa di totalmente nuovo ma non ha urlato e non c'è da stupirsene troppo, quando il fiato lo ha oramai esaurito qualche centinaio di metri prima. Persino le lacrime scorrono in silenzio, rendendole difficile orientarsi in un buio a tratti troppo inteso, sotto le chiome degli alberi più massicci.
    Ma le orecchie funzionano perfettamente ed il vento le anticipa l'arrivo di quel lupo prima di quanto faccia la vista. Se lo aspettava, sono lì per questo, ed anche questa volta le labbra restano serrate. Tremanti, schifosamente incerte, ancora sul punto di capire se il tramezzino rimarrà al suo posto o se alla fine dovrà morire a stomaco vuoto. Perchè ha idea che quella notte non è come tutte le altre e forse quegli uomini si sono finalmente stancati del loro giocattolino, di doverle dare da mangiare, dei vestiti puliti, un posto dove dormire. Dev'essere così, non c'è altra spiegazione, perchè quando i denti dell'animale grondano saliva è già troppo tardi. Avrebbero dovuto già farlo - fare qualunque cosa - invece che lasciarla in balia del destino.
    < ...Isaa...k > Un nome che ha il sapore acido del rancore, sulle sue labbra, ma lo pronuncia lo stesso. Come se potesse mai farsi sentire, mormorando a nient'altro che quel lupo affamato. Si è fermata e fa fatica a tenere il peso solo su una gamba, così mentre quello si avvicina, lei fa qualche passo zoppicante all'indietro. Questo deve aver provato Thomas, quella stessa sensazione di impotenza, quando ha sentito il morso del lupo stringergli la gola. Amelia non ha nessun indizio che possa suggerirle che quella sia soltanto una bestia su quattro zampe, e non un uomo o una donna maledetti dalla magia, ed una parte di lei si chiede se forse non sia la cosa migliore.
    Se anche lei diventasse uno di loro, se solo sopravvivesse abbastanza a lungo da trasformarsi, forse tutta quella storia avrebbe fine.

    Ha fatto un solo passo in avanti quando l'animale spicca un balzo e l'istinto è comunque quello di portarsi le braccia davanti al volto e chinarsi su sè stessa. Un movimento che quasi la getta al suolo, quando l'equilibrio è precario e il corpo già anticipa un contatto che non avviene: aspetta di sentire le zampe del lupo spingerla a terra, affondare nella carne con tutti gli artigli, ma non succede nulla e presto abbassa lentamente lo schermo delle braccia nude. Che sta succedendo? Non ha sentito nessuno usare le loro armi, non ci sono ancora torce attorno a lei ma si guarda - come una stupida - constatando di essere ancora tutta intera.
    Il lupo è a terra un metro più in là, sotto le fauci di un suo compare molto più grosso. Dal manto bianco come quella dannata Luna.
    Certo che lo guarda. I suoi occhi sono due riflessi luminosi di quel satelitte maledetto, puntati contro il manto del suo salvatore e probabile aguzzino. No, non il suo manto: in realtà ha cercato il suo sguardo e non ha avuto più nessun dubbio che quella creatura davanti a lei fosse altri che un essere umano. O qualcosa di molto simile.
    La figura della ragazza sembra aver raggiunto una stabilità intrisa di tensione, pronta a fare un balzo al minimo movimento brusco nel suo campo visivo, ed in effetti sussulta appena il lupo scuro si rimette in piedi. Ma invece che assalirla nuovamente, quello si allontana ed al suo posto è un grosso muso bianco che si pianta contro il proprio ventre.
    A quel punto ha recuperato fiato abbastanza da farsi sfuggire un gemito di dolore, o forse di paura, ma mentre indietreggia con passo incerto e sofferente, realizza che non è lui che le farà del male quella notte. Devono aver trovato uno dei mannari abbastanza adulti da conservare la ragione, ed umanità, al punto da non sbranarla nonostante gli stia sanguinando a pochi centimetri dal naso. Non si azzarda a toccarlo e presto è al riparo di un tronco, su cui trova appoggio con entrambe le mani. Sottrarre un po' di peso alla gamba le dà sollievo ma non abbastanza da tranquillizzare il suo respiro, e prima che capisca cosa il lupo stia facendo, è caduta in ginocchio al centro della sua nervosa passeggiata.
    <...> Si è fermato a farle da scudo. Amelia punta gli occhi ad ovest, sbirciando sopra la pelliccia della bestia. E' il punto da cui arriva il più vicino degli odori, anticipato dal fascio di luce di una torcia che punta al suolo e lentamente si solleva ad inquadrare le due figure al riparo dell'albero. La ragazza ed il lupo.
    < Fallo. > Parla all'improvviso e la sua voce ha ritrovato una strana forza. Sembra impossibile che sia riuscita ad imprimere il suo ultimo fiato nel rendere solida la sua richiesta. Fallo cosa? Sbranarlo? Le dita cercano la pelliccia candida del lupo, vi si aggrappano in un maldestro tentativo di accostarlo ed uscire dalla sua ombra. < Cosa stai...aspettando? > E se Logan non ha deciso di scrollarsela via, presto Amelia sarà attaccata al suo collo. E' davvero l'ultima cosa che le impedisce di crollare a terra, abbracciare la circonferenza gelida di quella pelliccia completamente bianca. Ma la gamba è una ferita che molti riterrebbero superficiale ed il sangue, oh, quello ne ha ancora troppo in circolo. Alzando gli occhi sul muso del lupo, non è il fisico che sente sul punto di collassare ma quell'ultimo briciolo di decenza che pensava di poter mantenere.
    Anche in quel momento, consapevole di poterlo condannare a morte, c'è soltanto un volto ed un nome a cui riesce a pensare. Per questo e perché non sente che ci sia nessun altro modo, il rantolo che sputa fuori con disperazione non è rivolto al licantropo. Sta guardando l'uomo che si avvicina, e gli altri dietro di lui ancora avvolti dalle tenebre. Si rivolgeva a loro sin dall'inizio. < TI PREGO, NON FARLO...non farlo fare a me... > Stringe, stringe Logan con quanta forza le rimane. Se sarà riuscita ad abbracciarlo, ovviamente.
    Non si sta reggendo a lui: lo sta tenendo fermo. E non ha mai smesso di versare quelle lacrime, per lei, per lui. Per tutti gli altri che lo hanno preceduto.
    Ed una canna di fucile finalmente punta nella loro direzione, mirando al petto di Logan Walker.
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mod Globale
    Posts
    650

    Status
    Anonymous
    Logan Walker

    Veterano/ Fabbro / Lupo Artico

    Licantropo



    Amelia non urla, ed è positivo per le sue sensibili orecchie da Lupo. Non lo aiuterebbe affatto sentire gli strepiti di una donna che si angoscia e che si agita, lo distrarrebbe e lo farebbe innervosire. Anche se lei avrebbe tutto il diritto di farlo, di sentirsi sotto shock. Persino di perdere i sensi. Strano invece come non reagisca nel modo più basilare alla paura, e come cerchi il contatto con una bestia che nelle storie e nelle favole, fa sempre la parte del cattivo. Non gli piace quando lo toccano, perchè resta selvatico e poco addomesticato anche dietro quello sguardo più umano. Non è un cane che scondinzola alla prima carezza, ma uno di cui bisogna sudarsi la fiducia e sopportare pure qualche morso. Solo che non può negarle un appiglio, che sia conforto o sostegno, quando le sue dita si allungano contro la sua pelliccia e la sua esile figura gli si allinea addosso. Chissà se lei riesce a sentire quanto sia teso, un fascio di nervi e una muscolatura scattante sotto il velluto della pelliccia. Non guarda il suo pallido profilo, non ha bisogno di rivolgerle una seconda occhiata per sapere quanto sia tragicamente bella e disperatamente in lacrime. Ma non è la sua stretta attorno al collo ad impedirgli di iniziare la caccia e il massacro. E' un Licantropo, ma anche un miliziano a cui hanno inculcato duramente disciplina e autocontrollo. Ed è diventato un Veterano perchè ha imparato a controllare la rabbia e a incanalarla al momento giusto: non serve a niente nella Milizia Magica un Licantropo che perde il controllo. Ma è maledettamente difficile resistere all'istinto che gli annebbia la ragione, l'influenza della Luna Piena mette a nudo la sua vera ferocia e gli fa desiderare di affondare il muso nelle viscere di chi si sta avvicinando.
    Non ancora ragazza, non ancora. Ecco cosa vorrebbe rispondere ad Amelia quando sembra aizzarlo contro la mano che regge la torcia, quella che non tarda a rientrare nel suo campo visivo. Quanti sono? Quattro? Sei? Forse dieci. E se si allontana da lei c'è il rischio che possano spararle di nuovo. Lui può farle da scudo con il proprio corpo, evitarle di diventare un colabrodo, perchè dalla propria parte può vantare una rigenerazione che lo ha sempre rimesso in sesto. Lei invece? E' umana, fragile. Debole. E non sta cercando nemmeno un vero riparo. Invece sembra volersi esporre, supplicare e...

    E il Lupo Artico capisce di essere fottuto mentre quelle piccole dita continuano a tenerlo stretto e le sue braccia gli si serrano attorno al collo. Non è mai stata in pericolo davvero, ed è un'esca che ha funzionato. Gli viene l'assurda e sciocca curiosità di assaggiare con la lingua le sue lacrime per scoprire che sapore hanno davvero. Ma non c'è differenza. Che siano lacrime di vero dolore, bugiarde o ingannatrici, sono sempre salate. Amelia potrebbe credere che la stia confortando. O che sino all'ultimo stia riponendo in lei una sorta di fiducia che non merita affatto. Magari il sottile ringhio basso, che gli sta riverberando nella gola, potrebbe suggerirle invece quanto sia incazzato per essere stato ingannato. E già pensa a Raya. Le mancherà? E come farà a mantenere la promessa di proteggerla? A come avrebbe voluto darle una famiglia, quella che non hanno mai avuto. Ma sono pensieri che viaggiano come proiettili, quelli che ancora non sono partiti dai fucili che stanno mirando verso di lui. E alla fine l'istinto ha la meglio e cancella qualsiasi piano e strategia. Qualsiasi umanità. Ed è liberatorio fare il Lupo. Il Lupo Cattivo. Se Amelia pensa di poterlo immobilizzare glielo lascerà credere sino all'ultimo eco della sua supplica, poi se la scrolla di dosso con mezzo movimento brusco che ha come scopo quello di destabilizzarla del tutto. E le fauci scattano, i denti si chiudono tra la sua spalla e la sua gola mentre le cade pesantemente addosso. Possono anche sparargli ma intanto lui assaggia il sangue della donna che l'ha ingannato. I denti non strappano e non lacerano la carne, perchè quello non è un morso che deve sbranare, ma infettare la sua giovane esistenza umana, condannandola alla maledizione della Luna. Per vendetta, sarebbe il movente più ovvio. O per offrirle una possibilità diversa, un'alternativa a quella patetica vita da esca. Le sue lacrime gli sono sembrate sincere, la sua disperazione aveva un odore opprimente. Oppure è un'attrice consumata e meravigliosamente brava da aver ingannato i suoi sensi. Quale sia la verità che spinge Logan Walker a marchiarla non sarà importante, perchè lei deve essere abbastanza forte da sopravvivere al dolore. Ai Cacciatori. E a se stessa.

    Non resta su di lei a lungo. E chissà che dopo non riesca a sbranare qualcuno prima che riescono ad abbatterlo. No, s'illude persino di poterli annientare tutti, di spargere le loro viscere per tutta la boscaglia. Con il muso lercio di sangue mira alla prossima preda. Isaak forse? Non si è ancora dato per sconfitto e non intende rendere loro le cose più facili. Ha tutta l'intenzione di portarsi qualcuno all'inferno e mordere, sbranare e ringhiare sino a quando avrà il fiato e la forza per farlo.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,050
    Location
    The Long Walk

    Status
    offline
    Amelia Ross

    Uno, nessuno e centomila

    umana


    Che buffo pensare a come la mente umana reagisca ai traumi. Amelia non ha mai smesso di svegliarsi nel bel mezzo della notte, rivivendo incessantemente ogni parola, ogni gesto ed ogni scelta che ha condotto qualcuno alla morte. O forse a qualcosa di peggio. Ma si è abituata a sopportarlo, ad appesantire la propria coscienza e la propria soltanto. Ha spesso pensato alla propria morte, inevitabilmente, e quella la spaventa molto di più. Farà male o magari non se ne accorgerà nemmeno ed il suo ultimo pensiero sarà stato qualcosa di sciocco, come il cono alla ciliegia che prendeva ogni sabato d'estate prima che finisse tra le loro mani.
    Ha pensato spesso alla fine, sì, perché ogni volta che svolgeva il suo compito tra i cacciatori rischiava di fare un passo falso e finire sotto i denti di un vampiro o maledetta da una Strega. Ma una parte di lei sapeva che in qualche modo, sino a che si fosse dimostrata utile, Isaak ed i suoi uomini sarebbero stati anche i suoi guardiani. In una certa consapevolezza del tutto distorta e sbagliata, la tranquillità sorgeva in contemporanea alla certezza che loro fossero lì a guardarla. A coprirle le spalle per fini che non avevano nulla a che fare con la vita di una semplice esca.
    Questa sensazione non l'ha più provata da quando ha messo piede nella boscaglia di New Orleans ed il terrore, quello che ha preso la consistenza di una patina umida e fredda di lacrime a ricoprirle il volto, ha tutto a che fare con gli uomini che pian piano iniziano ad accerchiarli. Così a distanza di un soffio da un Lupo, la ragazza è dell'uomo che ha paura. Per lei ma soprattutto perché quando il proprio cuore avrà smesso di battere, un ragazzino in un cella arrugginita non vedrà più la luce del sole.

    Se ne sta stretta al miliziano ed i sensi diventano molto più fini, migliorati dall'adrenalina. Il tatto saggia la pelliccia morbida ma anche la tensione dei muscoli sottostanti, anche se l'abbraccio è solido ma non privo di un fremito costante. E l'olfatto sente tutti gli odori che la circondano, dal sangue alla terra, l'erba umida e quello della pelliccia dell'animale. Un animale feroce che a questo punto potrebbe anche strapparle la faccia a morsi ma che differenza farebbe? Ci può giurare che loro questa volta non muoveranno un dito.
    < ...avevamo un patto...> Ci prova ad appellarsi all'uomo nell'ombra. La torcia è stretta nella mano di una figura dalla pelle scura, vestita pesantemente, che non perde un attimo a mirare nella loro direzione. Ma Isaak è ancora nel buio e gli occhi della ragazza non sanno dove puntare, così finiscono per guardare la punta del muso pallido di quella bestia. Si aspettava tutto fuorché di sentire la sua lingua sulla faccia e dischiude le labbra per la sorpresa, ingoiando qualcuna di quelle lacrime salate. E per qualche sciocco motivo è un gesto che allevia parte della sua pena, un contatto che si illude possa capirla. Giustificarla. Siamo tutti bravi a raccontarci quelle menzogne che abbiamo disperatamente bisogno di sentirci dire, inclusa una impossibile come il perdono per tutto ciò che ha fatto. < ... > Mentre il licantropo saggia il sapore delle lacrime, le labbra di Amelia Ross si spezzano in un'ultima smorfia di dolore ed abbassa lo sguardo. < Mi dis...> piace, avrebbe voluto dirglielo anche mentre lo trattiene da una fuga. Un essere umano può sperare solo di fargli perdere tempo ed era tutto ciò che lei si era illusa di fare, infatti scioglie la presa già al primo accenno di quel ringhio gutturale. È arrivato il momento e lei non può fare più niente se non rimanere a guardare.
    Solo che questa volta la priorità del mannaro non sembra l'uomo armato ma quella che lo ha fregato e gli ha portato via la libertà.
    Ci deve essere una sorta di giustizia divina, nella crudeltà di chi rimane a guardarli senza muovere un muscolo. Una rivalsa che non si sente in diritto di accusare mentre sbatte la schiena al suolo ed i polmoni si svuotano del tutto. Anche adesso non grida, perché le manca il fiato ed ha solo il volto spalancato dalla sorpresa. Dopo pochi attimi affonda le dita nel collo della bestia, cerca di spingerlo via con i palmi e le ginocchia, di ribellarsi con movimenti scomposti e i denti snudati in una smorfia di resa. In un grido senza voce. Anche il suo sangue è salato? No, quello deve essere amaro, disperato, colpevole. Cola sul terreno e si unisce a quello che ancora sgorga dalla gamba, così caldo da iniziare ad essere piacevole.
    Nessuno di loro si illude che un morso durante la Luna Piena possa finire bene: Isaak supera il fascio di tenebre e le punta una pistola alla testa, mentre Logan assalta l'uomo col fucile. < ...ottimo lavoro, bambina. >


    Un colpo sovrasta il ringhio dell'animale. Erano pronti a premere il grilletto quando Logan assalta il cacciatore. Nei secondi che seguono il Morso, la visuale di Amelia ha tutto lo spazio per registrare i movimenti di chiunque. Il lupo ha raggiunto la sua preda ma il fucile ha sparato e un dardo ha colpito l'obiettivo. E non importa se lui sia riuscito ad evitarlo, perché in quel caso ce ne sarà stato un secondo o un terzo. Persino un quarto. Qualcuno di loro riuscirà a colpirlo ed il siero farà effetto quando il cuore lo pomperà in circolo, privandolo dei suoi poteri e della sua natura sovrannaturale. Si, anche della sua forma più pericolosa: nessun cacciatore va a caccia impreparato e loro fanno quel mestiere da anni.
    < ...sei un figlio di puttana, UN MALEDETTO FIGLIO DI...> < Puttana? L'avevo capito la prima volta. > La frase deve finirla Isaak perché il calcio della pistola le ha quasi fatto perdere i sensi. Non sa se alla fine il proiettile le faccia ancora male, o se davvero abbia un morso nella clavicola, perché all'improvviso non riesce più a tenere fisso lo sguardo sullo stesso punto. Deve tirarla in piedi Isaak, il capo del gruppo, afferrandola da un polso. Prima che quella finisca a terra, un braccio l'ha ancorata contro un fianco. < L'avete preso? > Logan, ovviamente. Ci sono sette uomini che aspettano che di lui non resti che un uomo frastornato, senza più pelliccia, zanne o un morso che trascini qualcuno di loro nella sua sporca maledizione. Poi lo trascineranno insieme a loro, con le buone o con le cattive. A qualunque costo, purché sia a spese esclusivamente del mannaro.
    Si fermeranno davanti ad Isaak, aspettando il permesso per lasciare quel bosco e allontanarsi dalla città.
    Qualcuno osserva il rivolo cremisi che ha iniziato ad imbrattare anche la parte superiore del vestito di Amelia ma quella sembra non riuscire a tenere dritta la testa. E dire che ce la sta mettendo tutta, sbattendo le ciglia per mettere a fuoco la loro preda. Ne vede due, tre, non vede nessuno. È tornata a chiudere gli occhi.
    < Dovevi scappare, ragazzo. Almeno saresti caduto provandoci. > Il cerchio si chiude in un coro di risate, sul collo del miliziano. < Sei da solo? >
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mod Globale
    Posts
    650

    Status
    Anonymous
    Logan Walker

    Veterano/ Fabbro / Lupo Artico

    Licantropo


    Ci sono cose che gli resteranno impresse di quella notte, se mai riuscirà a sopravvivere a quello che lo aspetta. Come il sapore delle lacrime di Amelia che si mischierà a quello del suo sangue, dopo; nei polmoni gli resterà sempre traccia del suo profumo, striato di paura. E la sua voce, le sue parole che non smentiscono la complicità che ha con i Cacciatori, insieme alla contraddizione del suo dispiacere a cui non permette di dare del tutto voce. Glielo soffoca in gola quel mi dispiace, con un ringhio e con i denti che affondano nella sua carne. Non era così che si era immaginato quel momento, quando avrebbe marchiato qualcun altro con il proprio morso. La chiamano maledizione, ma lui non l'ha mai vista come una condanna e neanche come una punizione. Ma una liberazione dalla debolezza, dalla paura. Una rinascita che sapeva di libertà e forza. E che dava speranza a quelli come lui che erano sempre stati fragili persino per tenersi stretto un tozzo di pane. Si era promesso che un giorno l'avrebbe fatto, creando un legame che poteva essere forte tanto quanto uno di sangue. E avrebbe trasmesso il dono a qualcuno che lo avrebbe desiderato, che avrebbe capito. Non doveva essere niente di così frettoloso e impulsivo, ma doveva avere l'accuratezza e la sacralità di un rituale. E l'avrebbe guidato durante i momenti più difficili, dai suoi spasmi dolorosi e febbricitanti alla prima luna piena. Quante promesse si era fatto Logan Walker e quella notte molte sembrano andare a pezzi. Perchè aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai fatto come il Lupo Artico che l'ha morso quando era ragazzino, lasciandolo poi in balia di se stesso, ad affrontare, insieme a un'altra ragazzina, le conseguenze. Non ci sono state rassicurazioni per lui e probabilmente non ce ne saranno neanche per Amelia, perchè quello che le fa somiglia a una tragica punizione. E forse lui se n'è già pentito tra gli spasmi di ferocia che lo consumano, quando ha già i denti lucidi del suo sangue ed è troppo tardi per tornare indietro. Non ha mai ucciso per piacere, ma solo per necessità. Ha sempre cercato di fare la cosa giusta, ma ora la vecchia rabbia è tornata, e quella può farti fare anche le cose peggiori.

    E allora sarà un vero piacere raggiungere la sua prossima preda, uno dei tanti che gli sta puntando il fucile contro. Potrà schivare il suo dardo, ma non gli altri. Ma prima che il siero lo indebolisca ha il tempo di atterrarlo e di piantargli i denti nella gola. I suoi denti in questo caso mordono, lacerano e strappano perchè la sua intenzione è di uccidere, senza possibilità di scampo. E forse anche troppo in fretta per quello che si merita davvero. Che soffochi pure nel suo stesso sangue e con dolore, che il suo muso possa essere l'ultima cosa che vede mentre gli regala un biglietto di sola andata per l'inferno. E non è l'unico che vuole massacrare. Quando cerca di spostarsi dal petto del cacciatore stranamente non ce la fa, le sue zampe tremano e non riesce a muoverle come vorrebbe. E il dolore familiare arriva puntuale, come ogni volta, a rimodellargli le ossa e i connotati. Lo fa contorcere sotto spasmi che gli strappano grugniti più umani e quando la pelliccia si ritrae non resta che la figura nuda di un uomo che trema sopra quello che è ormai un cadavere. Ma c'è qualcosa di sbagliato. E' tutto sbagliato. Perchè c'è ancora la Luna Piena a guardarlo e la sua malia non riesce a raggiungerlo, ma gli tira i fili dell'anima, facendolo soffrire emotivamente più che fisicamente. Ha bisogno di tornare Lupo, di rispondere al suo richiamo, di asservirsi al suo sguardo d'argento. E non poterlo fare, per colpa del siero, gli fa male dentro in un modo che non aveva mai sperimentato. E' come avere una belva che gli si agita tra le costole, scavando ancora e ancora con gli artigli per raggiungere la superficie. Quella sensazione lo lascia più che frastornato. Lo lascia debole, inerme, impotente come non si sentiva da tempo. E' tornato ad essere quel ragazzino fragile che sembrava non avere speranza in quell'orfanotrofio dove è cresciuto.

    Non reagisce immediatamente quando lo tirano su in malo modo, per spostarlo da sopra il loro compare. Ci vogliono più mani per sollevarlo, perchè non è propriamente leggero. E' alto, con una muscolatura definita ma non esageratamente massiccia che freme ancora di spasmi. Il petto si solleva con un affanno strozzato e un nervosismo che gli consuma in fretta l'ossigeno nei polmoni. I capelli lunghi, biondi, sono un groviglio in cui qualcuno ci pianta cinque dita, tirandogli indietro la testa così dolorosamente che c'è il serio rischio di lasciarlo calvo. L'ambra degli occhi si è consumata in una screziatura più verde e la sua barba è fradicia di sangue. Lo sono anche le sue labbra e più della metà della sua faccia. Il dolore e la rabbia gli increspano i lineamenti in smorfie taglienti e aggressive. Quell'impronta selvatica gli resta anche se ha perso la pelliccia. Lo sguardo è frenetico e guarda tutti. Ognuno di loro. Singolarmente. Lascia per ultima Amelia, su cui si attarda per qualche istante di troppo, con un'espressione indecifrabile. E poi si rende conto di essere solo. Solo come può sentirsi quando chiude il canale empatico, isolandosi dal resto del branco. Il siero lo ha tagliato fuori anche da quello e lo ha privato delle sue armi migliori. E anche se debole, trova la forza di ribellarsi. O almeno l'intenzione è quella di rendere la vita difficile ai cacciatori, che dovranno trascinarlo e lottare contro la sua ostinazione, l'unica cosa che gli resta dopo che gli hanno tolto le unghie e i denti. Qualcuno cerca di ammansirlo con un pugno nelle costole, ma serve solo a spezzargli il fiato e a farlo agitare di più; allora magari un colpo alla testa con il calcio del fucile gli farà tornare un poco di ragionevolezza. Nel suo caso però riesce solo a farlo incazzare di più, anche se non basta a liberarsi di loro. Ma punta i piedi, fa forza con le gambe per sbilanciarsi. E così qualcuno tira fuori una lama e non ci pensa due volte a tagliargli i tendini, facendogli passare la voglia di camminare. E neanche in quel caso si lamenta, o grida. Non una dannato latrato di dolore. Li tiene serrati i denti. E per lui devono essere niente quelle prime angherie. Un Licantropo cresce lottando, facendosi male. Spaccandosi le ossa contro altri Licantropi, al limite della ferocia. Finiscono sempre per sanguinare. Può reggere, ed è quello che inizia a ripetersi, con l'obiettivo di non dare loro nessuna soddisfazione. E' abituato al dolore, può farcela anche se non può contare sulla rigenerazione, non su una immediata: dannato siero. Possono anche ridere di lui, ma è Isaak che guarda. Lui, con la sua barba grigia, è quello che gli ispira più violenza. Si, forse doveva scappare, ma aveva altri piani. E non ha neanche voglia di parlare. Non risponderà nemmeno alla sua domanda, non a parole. Invece allarga le labbra in quello che sembra il principio di un sorriso color del sangue, uno tutto denti. Rigira qualcosa sotto la lingua e poi l'unica risposta che gli concede è quella sottoforma di un grumo di saliva insieme a un pezzo di carotide che gli era rimasto tra i denti. Un pezzo del suo compare che gli vuole sputare addosso, insieme a tutto il suo disprezzo. Poi probabilmente non avranno più voglia di ridere, ma di percuoterlo con la durezza di cinque nocche, di sette paia di mani, che premusibilmente non si limiteranno a gonfiargli solo la faccia, ma a colpirlo ovunque. Qualche costola si incrina, qualche altra si rompe. E non ci vorrà molto prima che tornerà a sputare di nuovo, questa volta solo sangue. Il proprio. Qualcuno tira fuori anche un coltello e non tarda a piantarglielo nel fianco. Ma non è quello a strappargli un rantolo che fatica a trattenere in gola. E' quando inizia a rigirare la lama lentamente, sadicamente, quello si che fa male. Si piega solo perchè gli manca il respiro. Ma il miliziano non si spezza. Non è ancora abbastanza. E' la rabbia a fargli aprire di nuovo gli occhi gonfi e pesti.



    Edited by MaiUnaGìoia - 6/11/2021, 11:38
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,050
    Location
    The Long Walk

    Status
    offline
    Amelia Ross

    Uno, nessuno e centomila

    umana

    La luce della Luna. D'un tratto pensa che sia l'unica cosa in grado di vedere, attraverso una vista offuscata che continua a girare e girare. Ma perché la Luna sanguina? Trasuda piccole stille vermiglie e sembra aprirsi in crepe che si allungano man mano che il sangue compie il suo percorso. Finalmente anche lei sta soffrendo, pagando per quella maledizione per cui molti dei suoi seguaci patiscono ogni mese. Si, finalmente sta soffrendo anche Lei. Come Logan. Come Amelia. Come...

    < T...Thomas > deve biascicarlo perché muovere le labbra è difficile. Formulare le parole con la lingua impastata sembra impossibile. Stava guardando il proprio vestito perché con la testa reclinata a quel modo, incapace di starsene dritta, non c'è altro che possa vedere. Era quello a sanguinare, non la Luna. Ci pensa Isaak a raddrizzarle la faccia, schiacciandole cinque dita ai due lati delle guance pallide. Non vuole che si perde un attimo solo di quello che gli stanno facendo. Eppure Logan Walker non è nessuno per lei, rappresenta una leva affettiva per una famiglia che è a miglia e miglia di distanza o magari nemmeno esiste. Ma tra tutte le teste calde dei cacciatori, il loro capo ha una mente più sveglia e sa perfettamente che le farà male comunque. Anche se sta fissando l'uomo che le ha portato via l'ultimo briciolo di umanità, quella fisica, dopo che i suoi aggressori si sono divertiti a sottrarle tutto il resto.
    Sa che per ogni lama che lo tagliuzza o trafigge, ogni pugno e calcio di fucile che lasciano segni sul suo corpo o gli fanno sputare sangue, una parte di lei sta sussultando in silenzio. Neanche si regge in piedi, Amelia, che ha iniziato a sentire un freddo preoccupante: deve aver perso troppo sangue per quella notte. < No, no, no. Non fare così...> Quanto può essere gelida la voce di un uomo? Più fredda del vento che congela il sudore sulla sua pelle, mentre quella cerca di sfuggire alla sua morsa con gesti scoordinati. La concussione alla tempia destra l'ha quasi stesa del tutto ma ha ancora la coscienza di cercare di allontanarsi da lì, quando tutto ciò che sente è il cuore batterle forsennato nelle orecchie e un uomo - quell'uomo - gemere e contorcersi sotto il gioco di una lama. < Non lo capisci? È lui che ti ha ucciso, stanotte. Ha ucciso te...e ha ucciso Thomas. >

    Un uomo è a terra, con la gola lacerata, ma quelli sono i rischi del mestiere. Alcuni dei cacciatori hanno sfogato la loro rabbia sul licantropo, un rancore dovuto al fatto che quella notte molte cose non sono andate come avrebbero dovuto. I piani erano sempre chiari ma il capo, questa volta, ha tardato a dare l'ordine. < ...Samuel è a terra, capo. > < Che storia è questa? Avremmo dovuto scuoiare questo cane appena lo abbiamo visto. > < E l'ha morsa, lo hai visto! >
    < Basta così. > Non ha battuto ciglio a nessuna delle proteste, Isaak. Non ha guardato Samuel. Dallo sputo di Logan non si è neanche pulito ma ha abbassato gli occhi ad osservare il pezzo di carne che è rimasto incollato al giubbotto, finché non scivola in basso e ricade al suolo. Ha avuto le mani occupate ad impedire ad Amelia Ross di urlare, perché la consapevolezza di quello che sarebbe accaduto ha finalmente spezzato il suo silenzio. Il fiato era tutto lì, ora soffocato contro la mano dell'uomo che è l'unica cosa che le impedisce di finire riversa ai suoi piedi. Non saprebbe dire quando ha recuperato la pistola per sparare al licantropo ad altezza del cuore: un sedativo, questa volta, per tagliare corto i convenevoli. < Fate sparire il cadavere e caricatelo sul pickup. Lui viene con me. >

    C'è un attimo in cui lei smette di provarci. Se ne sta zitta, respirando a malapena attraverso le sue dita. Nel buio può solo intuire le forme del lupo, ora un uomo di cui individua troppi centimetri di pelle insanguinata ed escoriata. Quell'attimo è quello in cui incontra di nuovo il suo sguardo, uno rivolto a qualcun altro. C'è così tanta rabbia nei suoi occhi che sembra poterne prendere un pezzo e ingoiarla lei stessa, farla propria, al punto che mentre il Lupo minaccia il Cacciatore, Cappuccetto ha smesso di respirare. Il suo sguardo potrebbe lacerare quel che resta di quello sconosciuto, bucare la sua carne e scavargli tanto a fondo da guardargli attraverso. Un'ira che non sapeva di avere lì dentro, a divorarla come un mucchio di tarme lente ed inesorabili, finché tutte le sue prospettive non sono cambiate nell'arco di pochi minuti.
    Vede i suoi capelli biondi, sono azzurri i suoi occhi? Ci scommette che lo siano. E sa anche che un piccolo neo nero rende asimmetrico il suo volto, posizionato a caso sullo zigomo sinistro. Lo sa perché conosce la faccia di suo fratello come se fosse la propria ed è l'ultima cosa che vede prima di perdere i sensi: quella mano doveva essere troppo stretta, contro il naso e ogni via respiratoria.
    Non un caso, visto che Isaak ne approfitta immediatamente per sollevarla da terra come se pesasse poco più di una bambina. C'è quasi accortezza nel modo con cui la sostiene su due braccia, infilando la pistola nella fondina. < Muovetevi, qualcuno potrebbe aver sentito. >

    Il gruppo si mobilita immediatamente per recuperare i mezzi di trasporto nascosti nella vegetazione. Qualcuno trascina Samuel fino ad un fuoristrada senza tettuccio, altri salgono in sella a moto impolverate. Quattro di loro hanno il compito di portare la preda fino all'auto di Isaak, un mezzo blindato con un grosso portellone nero. Amelia ha di nuovo il suo posto, anche se è lui che deve sistemarle la testa ed allacciarle la cintura di sicurezza. Dietro il portellone una grande gabbia aspetta solo di essere riempita, peccato che sia adatta più ad un animale che ad un uomo e Logan ci dovrà entrare in maniera poco dignitosa. Spinto al suo interno, scoprirà di non potersi muovere o alzare in alcun modo. Né vedere cosa ha intorno. Gli hanno iniettato un sedativo che annebbi le sue reazioni, così che fino all'alba se ne stia tranquillo ed aspetti che il siero finisca il suo effetto prima del sorgere del sole. Rimangono in tre a sorvegliarlo, mentre il motore riparte e non si fermerà prima di due lunghe ore.
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,050
    Location
    The Long Walk

    Status
    offline
    Isaak

    Uno, nessuno e centomila

    umano

    Quando la luce del sole ha superato l'orizzonte sono ormai prossimi alla loro meta. Tutto il viaggio è proseguito senza intoppi e senza soste, una carovana che spesso si disperdeva quando uno o più mezzi del gruppo si diramavano in strade secondarie per avere occhi su tutta la zona. Isaak è rimasto in silenzio per tutto il tempo, dimostrando che per quanto sia a capo di quel gruppo, non è certo un loro pari. Nessuno lo disturba.
    Lui ha fondato quell'attività, l'ha tirata avanti con sudore e sangue, e chi ha provato a sottrargliela non ha visto un nuovo giorno. Le mani e la faccia del Capo portano i segni di lotte anche vecchie di decenni, cicatrici sbiadite e tagli anche più freschi. Non sembra preoccupato per Logan Walker, un uomo che avrà lottato con la sua bestia interiore sino ad un'ora prima, quando finalmente la Luna è scomparsa.
    Lascia che siano i suoi uomini a prendersene cura, armati di lame che non si faranno problemi a tagliuzzare un licantropo che osa allungare troppo le dita oltre quelle sbarre. Ora ha di nuovo la sua rigenerazione, è vero, ma il dolore lo sente comunque.
    Come lo sente la ragazza sul sedile anteriore. Non si è mai svegliata e non lo fa neanche quando parcheggiano e spengono il motore, ma i suoi lamenti si sono fatti da tempo così frequenti da sembrare un solo lungo fiato. Questa volta non è lui che l'aiuterà a scendere ma fa cenno a qualcuno, fuori, che si affretta a tirarla giù e farla sparire dalla loro vista.

    Il portellone si apre con uno scatto pesante quando lo trascina sui cardini, esponendo gli occhi del lupo alle prime luci di quella giornata. Non ci sono rumori cittadini e può star certo di non sentire nessuno nei paraggi: scelgono sempre alla perfezione il posto dove sostare. Lontano dai boschi, lontano dalle città, lontano dalle strade. Preferibilmente al riparo di qualche collina, così che anche a lungo raggio non siano vibili. La gabbia non può essere rimossa dall'auto, così i tre cacciatori devono tirare fuori Logan con le stesse mani e le stesse manovre con cui ce lo hanno infilato.
    < Luke, va a prendere dei vestiti e porta dell'acqua. Qua ci penso io. > Recupera la pistola con la mano destra, afferrando Logan da sotto l'ascella. Seppur sedato, è comunque un pericolo per la sua incolumità e infatti la canna della pistola puntata sotto il suo mento serve a ricordargli che al minimo passo falso, sparerà di nuovo. < Sono solo sedativi ma posso assicurarti che fanno un male cane da questa distanza. > A lui la scelta: il dito è sul grilletto.
    Per quanto tempo ci vorrà a portarlo con loro, ed anche ammessa una certa riluttanza, prima o poi riusciranno a fargli attraversare il campo. Isaak conosce esattamente il punto dove fare forza per spezzargli una gamba, se necessario ad ogni passo che faranno, ma sarebbe molto più contento se a questo punto collaborasse il necessario a raggiungere la sua nuova casa.
    La postazione dei Cacciatori è un campo nomade: ci sono spesse tende da quattro stagioni, di ogni dimensione, montate sia sopra i veicoli che come abitazioni personali. Alcune ospitano magazzini di armi, vestiti e cibo. Altre sono più grandi, mense ed infermeria. Ci sono anche tavoli all'esterno ed almeno una trentina di uomini e donne di ogni età che gironzolano per quella che sembra una radura di terra umida e paludosa al nord della regione. A vista d'occhio non ci sono strade, edifici o altro che non sia una natura brulla dai colori autunnali. Li guardano in parecchi mentre passano tra le tende, qualcuno si ferma a parlare con Isaak ma lui non ha che due parole per tutti: < Non adesso >.

    La gabbia in cui getteranno il lupo è molto più grossa di quella caricata nell'auto, alta tre metri e larga quanto la cella di una prigione. Ha sbarre solide, spesse, ed un lucchetto con uno strano simbolo inciso nel ferro. Lo aprirà lo stesso Capo dei cacciatori, l'unico ad avere la chiave, prima di far cenno ai suoi uomini di lasciarlo all'interno. Ancora nudo come un verme.
    Spera che riescano ad uscirne indenni da quella cella, perchè lui non fa cenno di aiutarli in nessun modo. Piuttosto si scrolla di dosso il pesante giubbotto nero e lo lascia a terra, sfiatando con sollievo. < A differenza di voi bestie, il cannibalismo ancora mi disgusta. > Si è liberato anche degli ultimi residui insalivati di Samuel. Isaak deve aver raggiunto da poco i quarant'anni ed il suo corpo ne ha subite parecchie. Ha il petto ampio e le spalle larghe, ma lui sa che quelle ossa si sono rotte più volte di quante pensava di poterne sopportare. Si piega sulle ginocchia dopo aver sollevato le maniche della camicia sui gomiti. Affonda gli scarponi nella terra e guarda Logan. Lo fissa a pochi centimetri dalla sua cella, piazzata sul fondo di tutto il campo. In bella vista ma al riparo dal fulcro e centro di passaggio di tutti i suoi compari. < ... > rimarrà in silenzio per un po', semplicemente a guardarlo. Cerca di scorgere la sua reazione quando si renderà conto che i suoi poteri, lì dentro, sono del tutto offuscati. Un Lupo non può passare attraverso le sbarre ma un vampiro sì, e dovevano essere pronti: quella è una gabbia magica.


    Edited by I Fondatori - 18/11/2021, 19:55
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mod Globale
    Posts
    650

    Status
    Anonymous
    Logan Walker

    Veterano/ Fabbro / Lupo Artico

    Licantropo


    Chi è Thomas? A un certo punto inizia a chiederselo. Forse tra il dolore alla mascella e lo schianto di una costola che va a pezzi. I numeri di quelli che ha condannato non tornano, perchè ignora i retoscena. Amelia la sfiora con lo sguardo un'ultima volta quando avrà già le palpebre serrate, ma alla fine è sempre su Isaak che si concentra, anche se gli viene difficile farlo nella nebbia del dolore che lo ha indebolito. Una parte del suo cervello registra il suo atteggiamento con la donna e con il resto dei suoi uomini, racimolando indizi che potrebbero tornargli utili. Se lo chiede anche lui perchè non lo stanno scuoiando, e quasi lo desidera quando lo costringono in una gabbia in cui a malapena riesce a muoversi, contorcendo gambe e braccia. Se il suo Lupo malsopporta la costrizione della stoffa addosso, finire in una gabbia è una sofferenza peggiore. Non lo sopporta. E alimenta solo la sua rabbia. Per quello la prima ora di viaggio l'ha passata cercando di allungare le mani nel tentativo di afferrare qualcuno dei suoi guardiani, con l'unica intenzione di fargliela pagare. Ci sono voluti diversi tagli prima che la smettesse di provarci e solo dopo si è reso conto che è stato uno sbaglio: non è rimasto concentrato sulla strada. Avrebbe dovuto stare attento invece a quello che aveva attorno, che poteva filtrare attraverso il blindato. Sarebbe stato più intelligente memorizzare le curve, farsi un'idea del tragitto. Ascoltare loro e quello che arrivava dai dintorni. E muoversi il meno possibile per recuperare le forze. Non ha detto una sola parola, ma ha tenuto loro compagnia con un roco brontolio di gola, costante e persistente, che ha sempre tenuto i toni di una bassa e snervante minaccia, come ci si aspetterebbe da un animale in gabbia. Ha smesso alle prime luci dell'alba, quando la Luna Piena ha concluso il suo ciclo.

    Quando lo tirano fuori dalla gabbia li illude di averlo ammansito. Non guarda nemmeno la canna che gli viene puntata sotto il mento, ma docile li asseconda, trascinandosi in avanti lentamente e senza cercare di fare scherzi brutali. Impiega il tempo che ci vuole a passare da una gabbia all'altra per scoprire il più possibile sull'accampamento dei suoi aguzzini. Il siero lo avrà pure reso fiacco, ma i suoi sensi formidabili non hanno smesso di funzionare. E li sfrutta per farsi un'idea di quello che ha attorno. Quanti sono, se ci sono odori particolari che il suo fiuto riesce a cogliere, quali armi hanno a disposizione. Perchè dopo che il Lupo si è quietato, sconfitto, e parte della rabbia si è smorzata, Logan si ricorda di essere un soldato. Prima di insegnargli a combattere, qualcuno si è preso la briga di inculcargli come farlo con intelligenza. Deve sapere dove colpire per fare più male, quando farlo, approfittando delle giuste tempistiche. Più informazioni ha sul nemico, più alte sono le probabilità di scoprire le sue debolezze e di sferrare un attacco che potrebbe ribaltare persino le sorti di una possibile sconfitta. Se ne sta in ascolto per cogliere qualsiasi discorso di chi è più vicino e anche di chi si trova più lontano mentre inquadra la sua nuova gabbia. Più grande, ma non per questo sarà più confortevole o accettabile per qualcuno che ha lottato sin da piccolo per ottenere la libertà. Isaak dovrà spintolarlo solo per gli ultimi passi, i più riluttanti. Il Licantropo è nudo, ma a riguardo non ha mai mostrato segni di disagio o imbarazzo. Forse lo preferisce persino essere vestito solo di sangue rappreso, di terriccio e dei segni che ha lasciato ogni taglio, ogni ferita che è andata a cicatrizzarsi. Ne ha collezionate più nelle ultime ore che nel corso di quegli anni.

    Non ha detto ancora una parola e non lo farà neanche all'ultimo commento di Isaak. Si potrebbe quasi supporre che parli un'altra lingua o che preferisce comunicare solo attraverso ringhi. E per lunghi istanti se ne sta così, in piedi e immobile, sotto lo sguardo dell'uomo che l'ha catturato. Con un respiro affannato, con i nervi ancora tesi e l'orgoglio a tenergli la schiena ben dritta. Non ci mette molto a scoprire che quella gabbia lo inibisce quasi quanto riesca a farlo il siero di cui lo hanno imbottito. Non si mette a lottare contro le sbarre, non cerca di abbatterle con violenza. Ma le sfiora con cinque dita che stanno cercando di tirare fuori gli artigli neri, mentre lui cerca di forzare una mutazione a metà, il perfetto connubio tra bestia e uomo. Le sue abilità non possono venirgli in soccorso sino a quando si trova in quella gabbia.
    < Far, far beyond the Island. We dwelt in shades of twilight... > Non parla, ma inizia a... Canticchiare. Con stonature degne di nota, arrochite da una gola che è dolorante per il troppo ringhiare. Non cerca di afferrare la faccia ingrigita di Isaak quando si piega per osservarlo. Per studiarlo. Invece lo imita, piegandosi anche lui. Quasi faccia a faccia. Con le dita che corrono lungo le sbarre con una strana lentezza mentre sotto i polpastrelli ruvidi studia la lega di quella speciale gabbia. E' un Lupo. E' un Veterano della Milizia. Ed è anche un fabbro. E qualcosa gli dice che neanche nel pieno delle sue forze riuscirebbe a piegare quelle sbarre. < Through dread and weary days... Through grief and endless pain > Le dita si allargano, cercano i cardini, studia anche quelli, senza mai smettere di guardare negli occhi Isaak. Ha ancora la rabbia negli occhi, una che gli spezza ancora il respiro. Ma c'è anche una forte determinazione, la stessa che gli impedisce di mostrargli i denti con sfida. Ha bisogno di restare calmo, lucido. Di restare concentrato. E canticchiare sembra aiutarlo, in qualche modo, suggerendogli quello che deve fare e non deve fare. E' un'ancora di speranza a cui si aggrappa, perchè quella canzone ha sempre rappresentato, per qualcun altro, la Città Magica. Al Coordinatore Wallace piaceva il metal. A lui faceva venire solo il mal di testa. E ora più che mai ha bisogno del suo aiuto per non dare di matto. E' stato il primo che gli ha teso la mano, una mano che ha morso più volte prima di smetterla, perchè se era necessario, lui si faceva anche mordere l'altra senza battere ciglio. Ed è così che ha iniziato a guadagnarsi la fiducia del ragazzino che era. Sempre così arrabbiato e diffidente. Quell'uomo è stato come un padre e gli ha cambiato la vita. L'ha disciplinato con metodi insospettabili e oltre al suo affetto si è guadagnato pure il suo rispetto. La barba grigia di Isaak non era molto diversa dalla sua, ed è quella che guarda mentre arriva con le dita sino al lucchetto. Scopre con il polpastrello la strana forma della serratura, continuando ad indagare con il tatto. Sempre che l'altro nel frattempo non gli vada a mozzare la mano.

    Alla fine deve ritenersi soddisfatto perchè si ritrae, andandosi a sedere al centro della gabbia. A gambe incrociate, le spalle basse. Inspira profondamente una, due volte. E ancora, sino a quando non sarà riuscito a regolarizzare il proprio respiro e avrà smesso di immaginarsi ai cento modi in cui vorrebbe fare a pezzi Isaak. Ha troppa rabbia dentro, una che gli fa digrignare i denti a labbra strette. Chiude gli occhi, inspira profondamente ancora una volta Ha bisogno di rallentare i pensieri, di frenare gli istinti più bassi, di rilassare i muscoli dolorosamente tesi. Il Coordinatore gli ha insegnato la calma attraverso la meditazione. Lo costringeva a restare immobile, per ore, sino a quando non raggiungeva un perfetto equilibrio interiore. Lo facevano insieme, meditare. Si esercitava insieme ai suoi uomini, ed era il primo a sperimentare le fatiche a cui li costringeva. Marciava con loro. Combatteva con loro. Si spingeva oltre i limiti con loro. Niente a che fare con la Coordinatrice attuale e i suoi stupidi tacchi. E ora, in quella dannata gabbia, nella situazione di merda in cui si trova, Logan Walker ha bisogno di aiuto, ma può contare solo su stesso. E sugli insegnamenti che quell'uomo gli ha inculcato. Lui, che neanche era un Licantropo, gli ha fatto capire che la vera forza di un Lupo non è nella potenza dei morsi, e neanche nei muscoli. E' lo spirito che deve restare saldo, altrimenti non ci sarà rigenerazione che riuscirà a tenerlo integro. Perchè se cede quello, crolla anche tutto il resto. Allora si prepara ad affrontare qualsiasi cosa Isaak abbia in mente per lui, a trattenere la rabbia. Gli servirà al momento giusto. Non adesso. Non ancora.




    Edited by MaiUnaGìoia - 7/11/2021, 22:07
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Administrator
    Posts
    1,050
    Location
    The Long Walk

    Status
    offline
    Isaak

    Uno, nessuno e centomila

    umano

    Il campo conta diverse tende, alcune più piccole di altre. I mezzi sono parcheggiati in diversi punti ma tutti ai margini del perimetro, così da garantire una rapida fuga o una partenza più comoda quando necessario. Sono attrezzati abbastanza bene da lasciar intendere che quella vita la facciano da parecchio e hanno tutti l'aria perlopiù sana e pulita, se non si fa caso ai lasciti di qualche spedizione andata peggio di altre.
    Una grossa tenda bianca deve essere l'infermeria o qualcosa di molto simile, perchè da lì proviene l'odore più intenso di tutti: quello di sangue. E dovrebbe anche riconoscerlo perchè è il sangue della ragazza che Logan ha deciso di trasformare in un mostro come lui.
    Altri sono odori più comuni come quelli di cibo, caffè, del fuoco appena acceso attorno a cui stanno facendo colazione. Molte facce lo ignorano ma altrettante lo guardano passare con sorpresa, alcuni disgusto, altri persino dispiacere. Devono essere quelli che credono nella causa ma non troppo nelle torture, e immaginano che se un sovrannaturale arriva vivo fino al campo allora la sua sorte non possa essere altro che quella. In particolare la donna con un ragazzino al suo fianco che gli rivolge una lunga occhiata colpevole, prima di prendere per le spalle suo figlio - la somiglianza è notevole - e portarlo lontano da lì.

    Alla gabbia il tempo si dilata in lunghissimi minuti. Anche se il licantropo se n'è rimasto in piedi, trionfale e rabbioso nella sua nudità, Isaak si è accucciato come avrebbe fatto davanti alla gabbia di un qualunque animale. Accovacciato come se osservasse un grosso orso o uno scimpanzè in posa eretta, aspettando di allungargli una nocciolina. In effetti ne studia il comportamento e dentro di lui non ha un briciolo di curiosità o compassione. Ha scelto quella vita in un passato lontano, per motivi ignoti alla maggior parte dei suoi cacciatori, dando adito a più leggende che vere storie sul suo passato. Però è chiaro che non dubiti per un solo attimo che quella sia la cosa giusta, lo sguardo giusto da rivolgergli, il giusto peso da affibbiare ad un'anima come quella di Logan Walker. Lo guarda come un animale intelligente, sì, ma pur sempre inferiore a lui.
    < Risparmiati il tuo canto di morte, guerriero. > Sembra divertito da quell'inno nostalgico, quasi patetico. Ha aspettato comunque che avesse finito di cantare e quando è stato sicuro che non avrebbe spiccicato nessun altra parola, si è messo in piedi ed ha uscito delle chiavi dalla tasca dei pantaloni. < Stavi cercando di capire cosa tenga a cuccia la bestia? Questo è il regalo di un vecchio amico...Credo sia forse l'unica al mondo. Beh, se ce ne sono altre sono davvero poche. > Infila la chiave nel lucchetto ma invece di farlo scattare per aprirlo, un meccanismo interno sblocca un diverso risultato: il lupo può tornare a scalpitare perchè il blocco magico sembra annullato. < Per dimostrarti le mie buone intenzioni ti faccio un regalo. Finchè fai il bravo, ti lascio libero di indossare la pelliccia e rotolarti nella terra quanto ti pare e piace. > Isaak è così vicino alla gabbia che potrebbe tranquillamente essere afferrato e sbattuto contro le sue sbarre ma non se ne preoccupa. O ha visto di peggio o spera che succeda, dandogli la scusa per passare direttamente alla parte del poliziotto cattivo.
    Il mannaro però sembra intento a raggiungere una calma interiore che presto potrebbe essergli strappata via come le unghie dalla sua carne e dubita che si interromperà solo per spaccargli il naso al di là della gabbia. Se pure fosse, lo troverà ancora lì per qualche istante. Ha un discorso da finire. < Ho bisogno di alcune informazioni e tu me le dirai. O...dovrò trovare qualcun altro che lo faccia al posto tuo. Ci sarà qualche altro tuo amichetto a New Orleans, dico bene? Raramente siete da soli. > Animali da branco, quelli. < Prima mi darai le risposte che cerco e prima questa storia finirà. Vedi? Il primo passo l'ho fatto. > Sfilando le chiavi dal lucchetto lo fa tintinnare contro la gabbia. Inutile sottolineare il fatto che abbia liberato la sua magia solo perchè sa che i mannari non hanno alcun modo di infilarsi tra le sbarre e scappare. O può giurarci che non avrebbe avuto così tanta voglia di giocare, come sembra stia facendo in quel momento.
    < Capo. > Alle sue spalle si ferma Luke con una piccola pila di vestiti tra le braccia. Isaak recupera il carico e gli fa cenno di buttare l'acqua nella gabbia. Presto Logan avrà ai suoi piedi una bottiglia di plastica da due litri piena di acqua fresca e dei vestiti abbastanza puliti. Pantaloni cargo, una camicia scura, persino un paio di mutande. Per ultima è una coperta a passare attraverso il metallo e quella gli sarà utile la notte, quando la temperatura scenderà più in basso di quanto non sia ora. < A questo punto potrebbe anche cercare di scappare. Sai cosa fare se succede. > Quando si è liberato le mani, Isaak ha potuto sfilare la pistola dai pantaloni e passarla a Luke. Non sta parlando di Logan, però, e fa cenno al cacciatore verso la tenda dell'infermeria. < Prendi anche questi. > Gli passa anche dei proiettili normali che Luke inizia a caricare immediatamente mentre si allontana.
    Il capo del gruppo torna a girarsi verso il licantropo, curioso di vedere dove si trovi. Probabilmente ancora dove lo aveva lasciato, ignorando tutto quello che gli hanno portato. < Ci sono voci che vogliono New Orleans piena zeppa di sovrannaturale, fino alla cima dei capelli. E' vero? >
     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mod Globale
    Posts
    650

    Status
    Anonymous
    Logan Walker

    Veterano/ Fabbro / Lupo Artico

    Licantropo


    Conta il numero delle tende, memorizza la loro posizione. E si attarda con attenzione su quella più grande, bianca, che attrae immediatamente il suo olfatto. C'è la fragranza di Amelia insieme all'odore del suo sangue, ed è una cosa che gli fa tendere i nervi e gli torce pure i tendini del cuore. Ma non è il momento di sentirsi in colpa e neanche può attardarsi troppo. Invece sfila sotto gli sguardi di ogni uomo, donna e bambino che si è unito alla causa dei Cacciatori. L'indifferenza se lo aspetta, come pure il disgusto o il disprezzo. Le occhiate colpevoli invece, quelle proprio no. Ma le ricambia tutte con la stessa faccia, sporca di sangue e di lividi, tumefatta dalle ultime percosse e per quello dal piglio indecifrabile che si perde tra le ciocche troppo lunghe, bionde, che gli si sono aggrovigliate attorno. La donna e suo figlio gli fanno solo pigiare maggiormente le sopracciglia verso il basso ed è certo che se anche qualcuno tra loro possa arrivare a provare anche solo una vaga forma di compassione, non arriverebbero mai ad aiutare uno come lui. Ne ha la certezza mentre si fa spazio nella sua nuova gabbia e impara a conoscere i limiti che questa le impone, andando a zittire il suo lupo. Una gabbia che non sembra avere punti deboli, al momento. E non è che andrà a risparmiare a Isaak il proprio canto solo perchè gliel'ha chiesto; invece canticchia sino a quando ritrova una parvenza di calma che gli è più che necessaria in quelle circostanze.

    Continua a fissare Isaak, studiandolo nello stesso modo. Con occhiate più o meno incalzanti, rese affilate dal taglio dei suoi occhi che si è assottigliato. Si è seduto al centro della gabbia e non fa nulla per nuocergli, neanche quando tira fuori la chiave per illuderlo che potrebbe far scattare il lucchetto. Invece sente tornare il Lupo, e l'empatia di branco che si dispiega alla ricerca dei propri simili per intrecciarsi con le loro sensazioni. Così scopre la presenza di un altro Licantropo nelle immediate vicinanze., ma gli è fisicamente impossibile raggiungerlo. Solo che quando Isaak parla di buone intenzioni non riesce proprio a non inarcare un sopracciglio. Si sente preso per il culo, ovvio, e lui decide di ricambiarlo alla stessa maniera. < Sono un Lupo solitario. Non mi piace condividere con un branco > Allarga appena le spalle, che sono tornate a farsi quasi immediatamente tese; le rilassa con una leggera scrollata prima di tornare a rivolgersi a Isaak con una certa indolenza. < Credo che questa storia finirà male per me in ogni caso. Quindi perchè darti le risposte che desideri? > Non la guarda la bottiglia d'acqua che rotola nella gabbia, e neanche i vestiti appositamente preparati per lui. La nudità continua a non essere un problema per il Licantropo. Però ascolta attentamente lo scambio tra il Capo e uno dei suoi sottoposti, ed è chiaro che stanno parlando di Amelia. Guarda la pistola di Luke e lo segue con lo sguardo quando si allontana. Ma si è già quasi immediatamente stancato dell'interrogatorio di Isaak, perchè anche se ha trovato una certa parvenza di calma, non significa che la sua pazienza non sia già esaurita. Si tende appena in avanti, la schiena curva, una mano appoggiata sulla coscia. Ha lo stesso atteggiamento di chi è pronto a confidare un segreto, complice il tono di voce che si è arrochito. < Posso dirti con certezza che... > Esita, come farebbe chiunque in un momento particolarmente cruciale della conversazione. Ed in effetti potrebbero esserci conseguenze per tutto quello che aggiungerà dopo. < ... A New Orleans sono arrivati un gruppo di stronzi. E ho il loro capo davanti il muso > Che è il suo modo per chiarire senza alcun dubbio che non intende rispondere a nessuna delle sue domande. Non con le buone, neanche con le cattive. Non ha la minima intenzione di collaborare ed è ancora intenzionato a vendere cara la propria pelliccia.

     
    Top
    .
11 replies since 31/10/2021, 18:13   243 views
  Share  
.
Top