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    Hic iacet Arthurus, Rex quondam Rex futurus.

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    Priscilla Blackwood

    Disegnatrice / 65 Y.O. / Art

    fatato
    La vita nel mondo umano, comunque, stava diventando sempre di più complicata per Priscilla: il fatto che lei rimanesse così giovane nonostante l'avanzare dell'età era difficile da giustificare. La fata avrebbe potuto risolvere invecchiando volontariamente di un minimo ma proprio non voleva: il fatto di non riuscire a ricordarsi del proprio volto già la terrorizzava, se poi invecchiando si sarebbe trasformata in qualche sorta di mostro?
    Era come non avere nessun controllo su sè stessi.
    Per quello si fece dare dal padre la chiave del vecchio laboratorio che possedevano nella Città di Mezzo, il papà lo usava anche come bottega dove vendeva i suoi lavori quando era all'apice della sua carriera. Era un luogo perfetto dove ricominciare l'attività di famiglia anche se... beh aveva bisogno di qualche piccolo lavoretto di restauro.
    Ma tutto questo non era un problema, la parte aperta al pubblico era decente abbastanza da poter esporre alcune delle sue opere e per iniziare ad attirare un po' di clientela, poi per lavorare effettivamente sulle commissioni aveva ancora dello spazio in casa.
    Doveva arrangiarsi, però era davvero importante incominciare da qualche parte anche in vista del suo futuro trasferirsi completamente nella Città di Mezzo.
    Priscilla era lì, nella sua bottegna costruita in legno, era una stanza abbastanza grossa dove ai lati vi erano degli armadi, sulle mensole erano esposte alcuni pezzi di artigianato e alcune sculture chiuse dientro le ante di vetro, e verso il centro c'erano diversi tavolini dove c'erano altri oggettini, tra cui qualche giocattolo fatto a mano. La fata stava sistemando la vetrina del negozio, i quadri che voleva esporre erano assai colorati e perlopiù rappresentavano dei paesaggi, e ai loro piedi piazzò dei fiori e delle piantine per contrastare il color marrone che dominava sull'intera bottega.
    Finito di sistemare lì, Priscilla si diresse in fondo al negozio, dietro al bancone, per sistemare la pila di gadget che ogni artista vorrebbe avere sempre a portata di mano, una miriade di roba che aveva bisogno di un suo posto e che non rischiava di cadere ogni tre per due.
    E ovviamente, nemmeno a farlo apposta, la fata fece cadere la pila di matite e pennelli toccando involontariamente lo scatolone che li conteneva.
    «Che palle.» Priscilla sbuffò, la ciocca di capelli che le era caduta davanti al volto si spostò lateralmente, e dopo aver fissato male quelle cose che erano cadute sul pavimento, la Blackwood si decise di chinarsi per raccoglierle tutte. Una ad una.
    Che splendido inizio di giornata!
     
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    Jason Blake

    Demone dell'Ira / 27 anni / Milizia

    demone

    Sempre più spesso Jason si trovava a girare per la città di mezzo per via dei suoi doveri come miliziano e anche quel giorno non aveva fatto eccezione, per cui sia lui che Wrath smontavano ben soddisfatti da una sessione di allenamento. In realtà era così stanco che aveva lasciato il controllo del corpo al demone per illudersi di poter sonnecchiare almeno mentalmente parlando. Ovviamente non era esattamente in quel modo che funzionava, ma era troppo spossato anche per discutere con se stesso della validità del metodo.
    Ad un certo punto la voce di Wrath lo svegliò dallo stato di trance in cui si era lasciato cadere.
    "Ehi, non cercavi una cosa del genere per Cassie?"
    Jason si stiracchiò mentalmente dando uno sguardo al negozio che l'altro aveva notato. Sembrava che vendesse quadri, ma lo sguardo dii Wrath era puntato su dei giocattoli intagliati che si intravedevano all'interno.
    "Ehi, sì! Voleva qualcosa di intagliato da quando l'ha visto alla bambina dell'uomo bicentenario. Entri?"
    Lamentandosi che da grande e potente demone era diventato la portantina di un umano accidioso. Entrò dunque nel negozietto in legno e si recò dritto al tavolino dei giocattoli.
    "Devi salutare."
    "Che palle che fai."
    "..."

    "Buongiorno signorina." Disse, mettendoci persino un sorriso educato. La sua voce profonda era quasi priva di qualsiasi accento.
     
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    Kara Morrigan

    34 Y.O. / COORDINATRICE
    DELLA MILIZIA

    saltatrice

    Era un giorno come tanti.
    Kara passeggiava per le vie del quartiere sud della Città di Mezzo in borghese, come spesso accadeva quando non era in servizio o non doveva svolgere turni attivi ma d'ufficio, impeccabile come sempre nel suo tailleur bianco, la giacca semplicemente appoggiata sulle spalle, i capelli raccolti in maniera volutamente scomposta.
    La notte precedente era stata difficile.
    Durante una ronda, intorno alle tre del mattino, alcuni dei suoi uomini avevano trovato un corpo senza vita in un vicolo isolato e l'avevano subito avvisata; così lei li aveva raggiunti e insieme avevano superato le ultime abitazioni del confine di quella zona, attraversato la strada che conduceva alla zona centrale e imboccato un sentiero riparato che, tuttavia, non li aveva condotti da nessuna parte: per quanto le tracce che avevano rinvenuto avessero condotto in quel punto, nemmeno l'ombra di un possibile colpevole.
    Così erano ritornati sui loro passi, avevano segnalato il corpo e si erano limitati a prendere atto che il poveretto - un uomo di circa cinquant'anni - aveva una quantità d'alcool in corpo che faceva invidia a un'intera cantina ed era morto in seguito a delle ferite da taglio piuttosto maldestre.
    Una rissa finita male, probabilmente.
    Non era quello il punto.
    Già da tempo ravvisava nervosismi in città, malumori che i Fondatori non davano l'impressione di prendere troppo sul serio ma la Coordinatrice, che era abituata a cercare di analizzare a fondo ogni cosa, non riusciva a sentirsi tranquilla.
    Ipotizzava da tempo che le inquietudini del popolo fossero il sintomo di un male potenzialmente serio, un male che avrebbe potuto mettere a rischio la sicurezza di tutti.
    Ultimamente, tuttavia, gli Strateghi avevano dato prova di continuare a nutrire autentico interesse per i sentimenti dei cittadini ascoltandone le richieste, e questa era certamente un'ottima cosa.
    Solo grazie a un'affiatata sinergia avrebbero potuto evitare i rischi che nella mente della donna si delineavano forse con troppa facilità.

    Stava per oltrepassare quello che le era parso un negozietto di artigianato quando riconobbe al suo interno uno dei suoi sottoposti così, d'istinto, gli si avvicinò.

    «Buongiorno Blake. Qual buon vento?»

    Il suo tono di voce era moderatamente allegro e il suo sguardo vivace e incuriosito, ma sotto il sottile velo di cipria si intravedevano i segni della nottata in bianco spesa a stilare rapporti.
    I suoi occhi, inoltre, si chiusero per un istante quando avvertirono la sensazione stridente causata dall'aura del demone, una specie di tormento, di conflitto interiore e terribile che solo il suo ferreo autocontrollo le permise di mettere a tacere con un profondo respiro.

     
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    Priscilla Blackwood

    Disegnatrice / 65 Y.O. / Art

    fatato
    Ok, la giornata non era iniziata nei migliori dei modi, ma non per questo poteva abbattersi: Priscilla si tirò su le maniche del maglioncino bianco che indossava e iniziò a raccogliere pazientemente quello che era caduto. In realtà non ci mise nemmeno molto, era semplicemente il fastidio di aver messo a posto una cosa e poi vedere quella stessa cosa spandersi per tutto il pavimento!
    La fata mise quindi tutto di nuovo sul bancone, ordinato e in bella mostra, appoggiò le mani sui fianchi e guardò soddisfatta il lavoro che aveva appena fatto, su come li avesse ordinati per colore per dare quell'effetto di illusione ottica di sfumatura dei colori, poi improvvisamente entrò qualcuno nel negozio salutandola. Priscilla saltò sul posto presa alla completa sprovvista, non si sarebbe mai aspettata che qualcuno entrasse così presto, così si ritrovò di nuovo a colpire la mercanzia e... a farla cadere a terra.
    Un moto di stizza le fece tremare il sopracciglio destro, ma non era decisamente quello il momento, aveva un cliente da servire! Si voltò e salutò l'uomo che era entrato con un piccolissimo inchino «Buongiorno! E benvenuto, in cosa posso esserle utile? Cerca qualcosa in particolare?» era un bel tipo, Priscilla si concentrò un minimo sull'aura che emanava e trovò il classico calore e tormeno di chi aveva nella testa un demone scroccone. Era poi una cosa strana come la fata avesse conosciuto tre demoni in un periodo relativamente breve, non è che aveva qualcosa su di sè che li attirava?
    Comunque non ebbe il tempo di avvicinarsi a lui che entrò quasi subito dopo un'altra persona ancora, una donna vestita elegantemente con una giacca bianca appoggiata sulle spalle. La fata rimase per qualche secondo a fissarla, affascinata, e dalla sua aura NON sembrava un demone, quindi che bello! Un po' di varietà quantomeno. I due clienti sembravano poi conoscersi, l'uomo si chiamava Blake a quanto pare.
    «Salve anche lei! Benvenuta! Posso esserle utile a qualcosa? Priscilla è qui per servirvi!» la fata riuscì ad avvicinarsi ad entrambi, sorrise e giunse le mani tra di loro, in attesa di una risposta.
     
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    Jason Blake

    Demone dell'Ira / 27 anni / Milizia

    demone

    Non si erano preoccupati di guardare la proprietaria del negozio, ma vederla spuntare all'improvviso attirò i loro occhi su di lei. Sia l'umano che il demone furono d'accordo sul fatto che fosse bella, anche se Jason era recalcitrante quando si trattava di capelli biondi: la sua ex-moglie l'aveva attirato proprio per quello.
    "Ma secondo te è maggiorenne? Cioè, sarà legale questa cosa? Perché se facciamo casino la milizia ci fa il culo."
    "Ti piace proprio quell'espressione. Sarà mica perché ti fa pensare alla ghiacciolina?"
    "Se sono io che penso a Mina, perché sei tu che la rammenti di continuo?"
    "Ah, la chiamiamo anche per nome adesso? Dov'è finita la Stratega?"
    Durante il battibecco mentale, Priscilla ebbe tutto il tempo di far cadere di nuovo le cose che, apparentemente, aveva appena raccolto.
    Entrambi sentirono un moto di pietà per la poveretta, ma Wrath ci aggiunse una buona dose di divertimento.
    Stava per risponderle sul tipo di prodotto che desiderava (ignorando il fatto che avrebbe dovuto aiutarla a raccogliere le cose) quando entrò qualcun altro nel negozio. Qualcuno che lo salutò.
    "Buongiorno coordinatrice." Salutò a sua volta con educazione. Jason insisteva sempre parecchio su quella parte della conversazione. "Stiamo cercando un regalo per nostra figlia. Quella di Jason, cioè."
    "Noto che è nostra figlia soltanto quando non sei stanco di giocare con lei."
    "Beh, io in realtà mica c'entro niente con la sua procreazione. Però la trovo carina quando dorme. Ah, e quando vuole fare la lotta e ti morde."
    "Come se non sentissi dolore anche tu. Comunque concentrati, la Morrigan ha le occhiaie, chiedile come sta e ricordati di non ignorare Priscilla."

    Sbuffando per le istruzioni mentali e rimproverando Jason per la poca fiducia, si rivolse per prima alla coordinatrice: "Lei sta bene? Le piace l'arte?"
    Poi, rivolgendosi a Priscilla, si esibì persino in un ghigno che secondo lui doveva essere un sorriso gentile. "Io desidero vedere questi giocattoli intagliati, ma prima posso dare una mano a raccogliere ciò che le è caduto?"

    Finito di infiocchettare per bene le parole si rivolse a Jason con una grossa pernacchia mentale, come a dirgli: visto? Sono capacissimo di intrattenere conversazioni con gli umani senza il tuo aiuto! Non che quelle due fossero umane, in realtà, la Morrigan gli dava sempre la stessa sensazione di trovarsi sul bordo di un precipizio mentre l'altra aveva una peculiare sensazione di erba sotto i piedi nudi. Decisamente non umane.
     
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    Kara Morrigan

    34 Y.O. / COORDINATRICE
    DELLA MILIZIA

    saltatrice

    «Sto bene, grazie. Il motivo per cui, probabilmente, mi vedi "sotto tono" è che ho trascorso la notte in bianco. Per motivi molto distanti dall'essere piacevoli»

    Sospirò, ripensando agli accadimenti della notte prima e a quanto altamente, pericolosamente sottovalutabili potessero essere.
    Non poteva permetterselo... così come non poteva permettersi di parlarne così apertamente al di fuori delle mura della Milizia.

    «Ne parleremo a lavoro.
    Buongiorno a lei madame, intaglia da sola questi oggetti?»
    - domandò, rivolta a Priscilla - «Se così fosse, dovrei farle i complimenti: sono davvero belli»

    Dato che l'agile mente di Kara non si lasciava sfuggire facilmente un'occasione, ed anzi, trasformava in ciò quasi ogni situazione, allungò lo sguardo sulla giovane donna e ne lanciò uno di intesa a Jason, quasi per suggerirgli di stare attento e seguire i suoi passi.

    «È molto tranquillo, da queste parti?
    Sa, meditavo di trasferirmici e mi chiedevo se fosse una zona serena o se, piuttosto, dovrei evitarla per qualche motivo.
    Non so... risse, furti... persone scomparse....?»


    A pelle dubitava che la fanciulla potesse sapere qualcosa e aiutarli, in tal modo, a svolgere il loro lavoro, ma la scrupolosità faceva parte dei doveri di ogni buon Miliziano e non poteva certo trascurare di applicarla quando se ne presentava l'occasione.
     
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    Priscilla Blackwood

    Disegnatrice / 65 Y.O. / Art

    fatato
    Quei due sembravano conoscersi e probabilmente avevano pure una qualche relazione lavorativa, la donna accennò al fatto che fosse "sotto tono" rispetto al solito ma alla fata sembrava decisamente normale, anche se non potendo osservare il volto direttamente non rendeva il suo giudizio affidabile.
    In ogni caso, l'uomo si chiamava Jason, o almeno così le sembrò di capire, era il demone che stava parlando? Però sembrava uno di quei demoni simpatici, o quantomeno abbastanza educati da poter vivere normalmente in mezzo agli altri. Cercavano un regalo per la loro bambina, cosa poteva proporgli?
    Priscilla, mettendosi a riflettere, si perse fra i suoi pensieri e ritornò giusto in tempo per ascoltare la gentilezza da parte di Jason-Demone «Oh. Nonono, non si preoccupi! È decisamente più importante trovare il regalo perfetto per vostra... sua figlia!» la fata iniziò a muoversi verso un armadio che conteneva alcune bambole, alcune perfino snodabili, e altri giocattolini come ad esempio mattoncini per le costruzioni, dei trenini e perfino delle miniature. Nell'indicarle all'uomo, il braccio di Priscilla sfiorò un'altra pila di oggetti vari che aveva riordinato prima, e accorgendosene la fata spalancò letteralmente gli occhi nel timore di fare un'altra ennesima brutta figura davanti ai clienti. Ma non cadde nulla questa volta.
    «Qui ce ne sono davvero vari e... sono un po' generici, se non trova niente di suo gusto potete sempre commissionarne uno! Un giocattolo intero per soddisfare le fantasie di vostra... sua figlia.» Priscilla un po' ci sperava nella commissione, non solo era più divertente ma ovviamente avrebbe guadagnato di più, anche se non tantissimo: mica era una commerciante disonesta, e poi sopratutto all'inizio era importante fidelizzare i propri clienti «Essendo la prima volta che venite qui potrei farvi uno sconto!» battè le mani entusiasta per poi concentrarsi sulla donna fighissima.
    «Sì signora. Una volta questo era il negozio di mio padre ma, ecco...» si rabbuiò quando dovette pensare a quello che era successo al suo papà, ma ricordò anche una regola importantissima per ogni commerciante. Sorridere ai clienti, sempre. «Ha avuto un incidente per cui gli viene difficile lavorare, e ora tocca a me mandare avanti la baracca! La ringrazio tanto per i complimenti.» era tornata allegra come sempre, col sorriso stampato sul volto e sulle punte dei piedi, le domande successive però la lasciarono interdetta.
    «Mh, è una bella zona, signora. Non ho sentito nulla di particolare perché questo è il primo giorno di riapertura, ma quando ci lavorava mio padre era un posto tranquillo. È un po' cambiato, alcune persone che conoscevo di qui non ci sono più, immagino siano andati a vivere altrove...»
     
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    Jason Blake

    Demone dell'Ira / 27 anni / Milizia

    demone

    Wrath annuì all'accenno di Kara al fatto che ne avrebbero parlato a lavoro. Jason, dentro di lui, sbadigliò. Era più stanco del solito quel giorno e gli stava lasciando il controllo in una situazione in cui di solito avrebbe preferito averlo lui. Il demone serrò le labbra, preoccupato. C'era qualche problema nella psicologia di Jason? Stava male e lui non se ne era accorto? Lo stava soggiogando completamente? Non era in grado di comprenderlo.
    "Che prendiamo a Sissy? Non c'è un cavallo."
    Il lungo silenzio che seguì fece letteralmente rizzare i peli sulla nuca di Wrath. Nel mentre la coordinatrice sembrava volerlo attento e funzionale. Il sangue cominciò ad andargli alla testa: era un demone, come si supponeva che facesse fronte ad un eccesso emotivo se non col peccato che più gli si addiceva?
    Nel mentre la povera Priscilla sembrava impelagata in una conversazione che la metteva parecchio a disagio perché Kara aveva deciso di usarla come cavia.
    "Calmati, sono qui."/span> La voce dell'umano nella sua mente lo placò.
    Poi si arrabbiò di nuovo. <span style="color:#E52B50">"Mi stai mettendo alla prova? Vuoi vedere se mi mangio le biondine se mi dai troppa corda?"

    "Non proprio. Mi sento letargico, come sul punto di addormentarmi. Il tuo picco emotivo mi ha svegliato un po', ma sento che vorrei assopirmi di nuovo. Tu stai bene?"
    "Sì. Forse un po' di mal di testa e il corpo mi sembra più pesante, ma sto bene. Senti, prendi il controllo."
    Wrath si ritirò letteralmente e Jason rientrò in possesso del corpo col capogiro del secolo. La sensazione che provava non era molto migliore di quella che aveva sentito mentre Wrath era al comando e cominciava a sospettare che non fosse stato l'allenamento mattutino a metterlo KO.
    "Mi sa che il problema è che ci siamo beccati la febbre."
    "La febbre? Quindi non stai sparendo, sei solo malato?" Il sospiro mentale di Wrath fu così forte che Jason si sorprese non fosse udibile a tutti. "Meno male. Certo che sei delicato però, Io sento giusto un po' di fastidio."
    "Non sono delicato, tu sei un carro arma... lo sto dicendo ad alta voce. Scusate." Si passò una mano sul viso del tutto inconsapevole che il suo tono, l'accento e la postura fossero completamente cambiati nel giro dei pochi istanti che aveva richiesto la conversazione mentale col demone.
    Si rivolse a Priscilla, guardando la bambolina che Wrath aveva preso in mano. Gli era sembrato che al demone piacesse molto. "Questa bambola è molto carina, complimenti. Se le commissionassi un cavallo sarebbe in grado di intagliarlo?" La. Sua. Testa. Si stava spaccando in due, ma Wrath rifiutò categoricamente di tornare al comando. Nonostante tutto era terrorizzato da fatto di rischiare di prendere troppo controllo e distruggere la sua personalità mentre era debole. "Diceva che molte persone si sono trasferite, dev'essere triste per lei, mi chiedo come mai in tanti abbiano voluto cambiare." Buttò lì quasi distrattamente sperando di strappare a Priscilla qualche altra informazione in merito. Un brivido di freddo lo costrinse a chiudersi il giubbotto.
    "Noi decisamente non stiamo bene, Wrath."
    "Stiamo peggiorando, inizio a sentirlo di più anch'io. Però tieni tu il controllo. Non sparire, okay?"

     
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    Kara Morrigan

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    DELLA MILIZIA

    saltatrice

    Purtroppo la ragazza non sembrò poter fornire indizi utili e Kara si limitò ad un'alzata di spalle.

    «Capisco. Grazie per l'informazione»

    La sua attenzione, subito dopo, si concentrò sul suo sottoposto, che al contrario della fanciulla che aveva interrogato sembrava poterle fornire spunti di riflessione e materiale su cui riflettere, sebbene non strettamente correlato al lavoro.

    Il fatto era che, come ogni comandante della Milizia che l'aveva preceduta, Kara Morrigan aveva pregi su cui puntava molto e difetti che sapeva nascondere ad arte, uno di quali era il pregiudizio nei confronti dei vampiri e il terrore dei demoni.
    Sapeva che Blake ospitava uno di questi ultimi e sapeva anche che, se voleva mantenere controllo e autorità, non doveva darlo a vedere in nessun modo: per questo aveva allertato incredibilmente i sensi dal momento in cui gli aveva consentito di accedere alla Milizia, e non smetteva mai di osservarlo senza dare nell'occhio, sin'anche nelle più sottili sfumature.

    Proprio per questo motivo si accorse, quel giorno, che c'era qualcosa che non andava.

    «Tutto bene, Blake?» - domandò, inarcando un sopracciglio.

    Ad un qualsiasi altro sottoposto si sarebbe avvicinata, ma da lui preferiva tenersi a una certa distanza di sicurezza che, tuttavia, si assicurò di non rendere eccesiva.
    Jason non doveva sapere di esercitare un certo timore su di lei - beh, non esattamente lui ma Wrath.
     
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    Priscilla Blackwood

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    fatato
    Priscilla alzò un sopracciglio all'esclamazione senza senso del signor Blake, che tuttavia iniziava a comportarsi in modo alquanto strano: prima era in un modo e poi in un altro, il tono della voce era cambiato e pure il suo atteggiamento. Stava facendo a cambio con il demone? Un po' come faceva Viktor, con la differenza che quest'altro demone sembrava quantomeno educato.
    Però... comunque sembrava che non stesse bene.
    «Certo! Mi basta che mi dica come lo vuole e posso farglielo avere nel giro di qualche giorno.» Priscilla rispose distrattamente alla richiesta del signor Blake, lo guardava con attenzione e preoccupazione nel tentativo di capire un po' come avesse, se fosse così di natura oppure se c'era qualcosa che non andava.
    «Mi spiace non esservi d'aiuto, da quando ci fecero esplodere il laboratorio e papà è stato ferito che non veniamo qui. Ho riaperto davvero da poco!» era sempre brutto rievocare certi ricordi, ma era buona educazione rispondere, poi con lo sguardo andò sulla mercanzia che ancora stava a terra «Non si vede, giusto?» era ovvio che si vedesse, ma ridacchiò a quel pessimo tentativo di rallegrare l'atmosfera.
    Quando Blake si strinse il cappotto addosso Priscilla capì che il suo cliente non stava propriamente bene. Cosa avrebbe dovuto fare? Ovviamente dargli una mano, un qualcosa, non solo perché una persona stava male davanti ai suoi occhi ma anche per proteggere la reputazione del negozio.
    Cioè, che brutta fama sarebbe quella di una che lascia a sè stesso uno che sta male?
    «Sta bene signor Blake?» Priscilla gli si avvicinò con sicurezza «Vuole... dei biscotti? Dovrei averli al cioccolato...» perché gli aveva chiesto se voleva dei biscotti se aveva palesemente freddo? Scosse il capo «Una coperta per scaldarsi? Aspetti qui!» non aspetto una risposta, Priscilla si avventurò nel retrobottega passando per la mercanzia caduta a terra, cercò nei vari armadi per cercare qualcosa per coprire il suo cliente ma non aveva effettivamente delle coperte.
    Mica vendeva letti.
    Ritornò in negozio con una sedia di legno, il suo giubotto sottobraccio e la famosa busta di biscotti «Prego, si sieda!» poggiò la sedia vicino a lui per poi porgergli sia i biscotti che il cappotto «Mi spiace, non ho altro...» era costernata nel non poter offrire di più, le sue mani iniziavano a tormentarsi da sole mentre pensava cosa poteva fare. Beh, una cosa che poteva era vedere se effettivamente scottava, quindi gli si avvicinò pian piano per provare a prendergli la testa per fermarlo e poggiare delicatamente le labbra sulla fronte, giusto appena per verificare se scottava molto o meno.
    Certo, se gliel'avesse consentito, se la fata avesse visto che il signor Blake non voleva si sarebbe fermata e avrebbe guardato l'altra signora come per chiederle cosa bisognasse fare.


     
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    Jason Blake

    Demone dell'Ira / 27 anni / Milizia

    demone

    "Lo vuole come quello del film l'uomo bicentenario, ha presente? Come se corresse, tre zampe a terra e una sollevata." Come lo ricordava? Facile, perché qualsiasi cosa Cassandra dicesse di volere gli si imprimeva nel cervello come un marchio a fuoco. Avrebbe dato l'universo intero a quella bambina se avesse trovato il modo di farlo.
    Kara sembrò accorgersi che non si sentiva bene e subito anche la biondina si preoccupò. Arrossì.
    "Tutto bene, è solo..."
    La fata scomparve dopo avergli offerto dei biscotti e una coperta e lui rimase interdetto e solo con la coordinatrice. Almeno lei non era accorsa in suo soccorso, per fortuna. Le sorrise, imbarazzato.
    "Chiedo scusa, coordinatrice, è solo una frescata." Assicurò. Per l'esattezza probabilmente si era beccato l'influenza che girava in quel periodo e che aveva preso entrambi i suoi genitori. Durava soltanto un paio di giorni, ma arrivava con febbre alta e dolori muscolari.
    La fata tornò con una sedia, un cappotto assolutamente femminile e i biscotti. Jason si trovò a sorriderle apertamente anche se il mal di testa lo avrebbe reso volentieri un po' scontroso.
    "Il giaccone non importa, davvero, però accetto la sedia e i biscotti." Non voleva mettere il giaccone della ragazza, avrebbe rischiato di lasciarci sopra il virus influenzale e poi gli sembrava poco carino, ma non poteva rifiutare anche il resto, lei era stata così tremendamente carina e gentile!
    "Sei proprio uno scemo." Gli disse Wrath, col solito tono bonario che usava quando lo insultava perché era troppo buono.
    "Credo che potrebbe mettersi a piangere se rifiutassi il suo aiuto. E poi voglio davvero sedermi."
    Ma più che altro non voleva deluderla. Quindi piantò il culo sulla sedia.
    La fata gli si avvicinò e a sorpresa, almeno per lui, gli poggiò le labbra sulla fronte. Un tocco dolce, delicato e morbido, per niente invadente ma totalmente inaspettato. Jason sorrise di nuovo perché gli sembrava di essere tornato bambino con sua madre che gli misurava la temperatura in quel modo. Scottava davvero, avrebbe potuto rendersi conto la fata, probabilmente di una bella febbre già piuttosto alta. Non altissima, per carità, ma abbastanza da buttarlo un po' giù. E dargli un mal di testa da urlo. "Qual è la diagnosi, dottoressa?" Domandò scherzosamente alzando gli occhi sulla biondina. Scherzava perché era in imbarazzo e anche per nascondere sia quello che il malessere, oltre al fatto che quando non si sentiva bene tendeva a dar fiato alla bocca anche senza pensare troppo. Allungò una mano verso il pacchetto di biscotti, ma non era veramente affamato, anzi, probabilmente avrebbe fatto meglio a non mangiarli. Li prese comunque senza estrarne nessuno, sperando che la proprietaria del negozio non si preoccupasse che la sua ospitalità non fosse ben accetta.
    "Coordinatrice, non mancherò alla ronda di domani, non si preoccupi."
     
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    Kara Morrigan

    34 Y.O. / COORDINATRICE
    DELLA MILIZIA

    saltatrice

    Il senso del dovere di Jason colpì positivamente Kara, che invece di rassicurarlo sul conto della ronda – poteva saltarla, poteva rimettersi, non sarebbe morto nessuno dopotutto – annuì con aria distratta.
    Il fatto era che stava pensando ad altro, per la precisione al fatto che incredibilmente esistevano ancora al mondo creature gentili, apparentemente sensibili e premurose come la giovane proprietaria di quel negozio.
    Persone da proteggere, da tenere in sicurezza, quelle persone per cui la Milizia Magica lavorava.
    Nonostante fosse rimasta affascinante dalla dolcezza di quella fanciulla, tuttavia, non sembrò mostrare nessuna particolare emozione.
    Era quello il problema, con lei.
    Non riusciva a trasmettere i suoi sentimenti, quelli più profondi, più veri, e questo al di là dell’ambito lavorativo costituiva un problema, un problema bello grosso.
    Prova ne fu, immediatamente dopo, il fatto che, accortasi di aver liquidato il malore di Blake con un cenno poco concentrato, comprese che quell’uomo meritava un’attenzione in più, seppe all’istante di doversene preoccupare ma tutto quello che riuscì a fare fu dargli una goffa pacca sulla spalla con uno sguardo decisamente goffo.

    «Puoi… riposare.
    La ronda.
    La puoi saltare.
    Non che tu sia autorizzato a farlo ogni volta che lo desideri»


    Il che doveva essere chiaro anche a lui, e precisarlo era inutile.
    Consapevole del fatto, cercò di correggere il tiro, riuscendo incredibilmente a fare solo peggio:

    «Voglio dire, per questa volta.
    Per questa volta puoi farlo.
    Non ti sentire in difetto, preferisco un uomo sano che un uomo malandato»


    Più che preoccupata di lui, adesso doveva sembrare preoccupata di se stessa e della Milizia.
    Lo stava davvero facendo sentire come una zavorra?

    «Voglio dire…»

    Sbuffò.
    Decisamente, mostrarsi premurosa, non era il suo forte, anche se era davvero preoccupata per lui, così come lo era di tutti i suoi uomini, cui era sinceramente legata da un forte senso di cameratismo.

    «… curati! Ecco tutto»
     
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    Hic iacet Arthurus, Rex quondam Rex futurus.

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    Priscilla Blackwood

    Disegnatrice / 65 Y.O. / Art

    fatato
    «L'uomo... bicentenario?» Priscilla corrugò la fronte, tentò di rievocare i vari film che aveva visto in cui c'era un cavallo, si sforzò davvero tanto ma non ricordava una cosa simile, però non poteva nemmeno lasciare il cliente scontento!
    «Intendi con la zampa così?» alzò il braccio destro mimando la zampa del cavallo alzata come quella delle statue dei condottieri, pressochè tutti i cavalli di quei generali avevano il cavallo in quel modo. Altri invece erano decisamente più egocentrici e sedevano su un cavallo che impennava. Perché? Per sembrare più alti? Bella domanda, ma aveva poco tempo per ragionare e un cliente da accudire!
    Ok, Jason accettò i biscotti e la sedia ma rispedì a Priscilla la giacca, cioè l'elemento più importante per dargli calore. La fata rimase con l'indumento fra le mani per qualche istante mentre tentava di capire cos'altro potesse fare, anche perché la fronte del demone scottava abbastanza.
    Sembrava febbre ma cosa ne poteva sapere Priscilla? Intagliava statuine, mica faceva il medico.
    «La diagnosi è... che devi vedere un dottore!» sorrise battendo piano le mani, se Jason aveva la febbre probabilmente aveva pure uno di quei fastidiosissimi mal di testa infernali, non doveva dargli più fastidio del dovuto. Priscilla annuì alle parole di Kara, uscirono con molta fatica ma sembravano sincere.
    «Sì, ti devi curare! Al massimo ti sostituisco io!» le parole uscirono da sole, come una cascata, si fermò dopo essersi realizzata di quanto sciocca potesse essere la sua proposta «Beh... in realtà non so nemmeno cosa si fa in una ronda. In pratica è una sorta di passeggiata ciclica, no?» lo sguardo si spostava da Kara a Jason «Almeno posso portarvi dei dolcetti.» anche perché non era addestrata a fare le cose della milizia, però poteva impegnarsi un sacco a fare qualche dolce, non si era mai prodigata troppo in cucina.
    Quindi i miliziani erano cavie incosapevoli? Era eticamente scorretto? Nah! Con tutti gli allenamenti che facevano, Priscilla era sicura che avrebbero sopportato senza troppi problemi un dolce non proprio buonissimo.
    «Comunque signor Jason, posso portarla dai medici della fonte volando, dovremmo fare in fretta! Quanto pesa?»

     
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    I could be bounded in a nutshell and count myself a king of infinite space.

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    Jason Blake

    Demone dell'Ira / 27 anni / Milizia

    demone

    "Sì, esattamente con la zampa così." Annuì, provocandosi una dolorosa fitta alla testa e mimando a sua volta la posizione, sentendosi uno sciocco subito dopo. "L'uomo bicentenario è un film un po' vecchio. Parla di un robot." Inciampò nelle parole non sapendo bene come spiegarlo e addirittura si chiese se la fata sapesse cos'era un film. Lei poteva benissimo essere nata e cresciuta lì senza aver mai visto una televisione.
    Non le chiese se avesse conoscenze del mondo esterno, sembrava scortese e poi subito dopo si trovò alle prese con l'iperattività protettiva di lei che gli fece aggrottare la fronte pur continuando a mantenere un'aria divertita.
    Dopo essersi seduto poteva dire di provare un certo sollievo, ma l'imbarazzo rimpiazzava l'affaticamento e solo il pallore dovuto alla febbre copriva il fatto che stesse arrossendo.
    La coordinatrice tentò di dirgli che non doveva preoccuparsi per la ronda, ma in qualsiasi modo rigirasse la frittata ogni frase le usciva peggio della precedente e la donna parve quasi in imbarazzo quanto lui. Quasi.
    "Grazie, mi riposerò e tornerò a lavoro il prima possibile." Assicurò, sorridendole perché capisse che non aveva preso male nessuna delle cose che gli aveva detto. Stava sorridendo così tanto che probabilmente gli sarebbe venuta una paresi facciale.
    La fata si offrì di sostituirlo alla ronda e Jason spalancò la bocca, incredulo. "Dolcetti." Le fece eco, quasi balbettando.
    "Forse ha visto quel licantropo, quello bello, hai presente? Magari non vede l'ora di cucinargli dei dolcetti." Gli unici momenti in cui la vera natura di Wrath era davvero evidente erano quelli in cui sguazzava così allegramente nel fiume d'imbarazzo altrui che sembrava non solo goderne ma proprio nutrirsene.
    "Non c'è bisogno, io credo che se la caveranno. Se vuoi portargli dei dolcetti, però, potrebbero esserne felici?"
    "Lo chiedi a lei?<"/em>
    "Non era una domanda." Anche se gli era uscita come tale, perché ancora non riusciva a credere di averlo sentito. "Sei una ragazza davvero piena di sorprese." Le disse, e voleva essere un complimento nonostante la nota divertita nella voce.
    Poi si offrì di portarlo in volo da un medico e, mal di testa e febbre o meno, Wrath si ammazzò letteralmente dal ridere. <em>"Chiedile se ti prende sulla schiena o ti porta come una principessa."
    Praticamente i suoi pensieri erano pieni soltanto della risata del demone che, come già detto, si divertiva un po' troppo nelle situazioni che lo mettevano a disagio.
    "Non sto mica così male, davvero. Grazie, comunque. Mi limiterò ad andare a casa e chiamare il mio medico per le medicine, non c'è bisogno di allarmarsi." Balbettò cercando di non sembrare scortese ma rifiutando l'idea di essere portato come una sposa novella attraverso l'uscio di casa.
    Si alzò. "In effetti forse dovrei avviarmi, prima che si alzi la febbre. Lascio il numero, così mi chiami per quando è pronto il cavallo." Disse, poi si voltò verso Kara. "A presto coordinatrice." E, se nessuno l'avesse fermato per qualcosa sarebbe uscito dopo gli ultimi convenevoli.
     
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